Tra noi, però, non sia così

XXIX Domenica del tempo Ordinario - Anno B - 2015

La Parola di questa domenica ci ripropone il messaggio del diventare piccoli, ma nella versione ancora più di ostica - anche soltanto ad ascoltarla - del "farci servi". "Servi degli altri....". Questo proprio non ci va giù.

Eppure non ci sono scappatoie: "Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti". Addirittura: "schiavo"!


Come riuscire ad accogliere questo messaggio?

Ci potrebbe aiutare la constatazione quotidiana dei danni che provoca la ricerca del potere. Non c'è giorno che politici, amministratori, burocrati, campioni sportivi, attori... e giù giù senza eccezioni da parte di nessuna categoria, compresi i rappresentanti della Chiesa, non faccia trapelare l'odore nauseante della corruzione da tutti i giornali e da tutti i media. Questa consapevolezza potrebbe e dovrebbe incoraggiare ad accogliere il messaggio evangelico. Invece non basta, come ben sappiamo.

Sono decenni, dalla famosa inchiesta "mani pulite" che fece saltare il coperchio, che questa melma ci piove addosso e ci fa arrabbiare. Ma non è cambiato niente. Come mai? Anche se non ci piace ammetterlo, lo sappiamo: mentre condanniamo aspramente le conseguenze negative della sete di potere negli altri, non siamo altrettanto esigenti nel controllare e evitare la nostra. Ci comportiamo esattamente come gli apostoli. Essendosi accorti dell' "avvicinarsi" a Gesù dei due figli di Zebedeo, tendono bene gli orecchi, e avendo verificato che era accaduto quello che avevano intuito, si sdegnano.

Ma perché si sdegnano?

Non perché hanno visto compiere ai due un'azione sbagliata, ma perché hanno avuto la furbizia e il coraggio di anticiparli. Così facciamo noi. Condanniamo coloro che trafficano, coloro che "si avvicinano" furbescamente ai potenti per acquisirne i privilegi (efficacissimo il verbo usato dall'evangelista), ma nel nostro piccolo facciamo altrettanto, magari invidiando quelli che hanno avuto maggiori opportunità.

Se la lamentela sulla corruzione provocata dalla ricerca del potere non ci aiuta ad accettare il messaggio di Gesù, a cos'altro ricorrere? Se vogliamo davvero diventare un antidoto a questo virus che da Adamo ed Eva infetta e danneggia i rapporti tra le persone e tra i popoli, l'unica strada è affidarci a Gesù, chiedendogli la forza di accogliere la sua parola e di seguire il suo esempio. Egli stesso, infatti, non motiva il suo invito con una reprimenda contro la corruzione, ma con il suo esempio:

"Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

Se mentre gridiamo allo scandalo dei "governanti dei capi" che opprimono - è bene farlo, lo ha fatto anche Gesù - ci impegniamo almeno con la stessa foga a imitare Gesù, cioè a diventare servi di tutti, il virus pestifero perderebbe molta della sua forza. Questo è difficile, perché comporta, pur nel nostro piccolo, offrire se stessi in sacrificio di riparazione, caricandosi dei "dolori". Ma è l'unica strada, se non vogliamo accontentarci dell'inutile "sdegno".


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