Tutti pastori con l’odore delle pecore

XVI Domenica Tempo Ordinario - Anno B - 2015

La Parola di questa XVI Domenica del Tempo ordinario ci invita a essere "pastori buoni" come Gesù, attenti verso tutti coloro su cui, a vari livelli, abbiamo una responsabilità, l’attenzione costante alle loro esigenze, e la disponibilità a rinunciare al nostro bene privato, al nostro interesse... Essere come ci invita Papa Francesco: Tutti pastori con l’odore delle pecore.

La parola di Dio di questa domenica crea qualche problemino a noi sacerdoti, che dovendo far riflettere i fedeli sull'oracolo del Signore: "Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere", avremo difficoltà a evitare qualche brivido per la schiena, temendo che la minaccia ci riguardi personalmente.
Se invece a commentarla dal pulpito fossero i fedeli laici, immagino che si toglierebbero qualche sassolino dalle scarpe, dal momento che non credo ci sia parroco che non abbia da farsi perdonare qualcosa, soprattutto dopo le stoccate di papa Francesco sui "pastori che devono avere l'odore delle pecore".

E va bene! Noi parroci faremo il nostro bell'esame di coscienza, ma i fedeli laici no? Mi dispiace per loro, ma la parola di Dio non dispensa nessuno dalla conversione. Infatti, i pastori di cui parla Geremia non vanno intesi come il papa, i vescovi, i sacerdoti – al tempo del profeta non c'erano e non esisteva la distinzione tra autorità civili e religiose – bensì come tutti coloro che a vari livelli e con diversi ruoli, avevano responsabilità nei confronti del bene del popolo. L'oracolo del Signore, perciò, è per tutti coloro che "fanno perire" il gregge, cioè non hanno a cuore il suo bene, e lo "disperdono", invece di essere elemento unificante e aggregante.

"Cattivoni!", diciamo noi.
Attenzione a puntare il dito, perché nella logica di Dio tutti noi siamo "pastori" nei confronti di coloro che in qualche modo e per qualche motivo ci sono affidati: i preti per i fedeli, i fedeli per i preti; le autorità per i cittadini, i cittadini per le autorità; i genitori per figli, i figli per i genitori; i mariti per le mogli, le mogli per i mariti ; i sani per i malati, i malati per i sani; i sazi per gli affamati, gli affamati per i sazi; gli occupati per i disoccupati, i disoccupati per...

Il "guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge" è per tutti noi quando in un modo o nell'altro diciamo: "Sono forse il custode dei mio fratello?" (Gn 4,9).

Ai pastori malvagi, il vangelo contrappone Gesù. Egli è un pastore buono per l'attenzione ai suoi collaboratori, il suo piccolo gregge ormai impegnato a tempo pieno nella sua opera di pastore: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare"; e per la immediata "compassione" per la folla, "come pecore che non hanno pastore", che gli fa dimenticare l'esigenza del riposo.

Per non essere pastori "malvagi", ma buoni come Gesù, dobbiamo avere verso tutti coloro che per un motivo o per l'altro cadono sotto la nostra responsabilità (tutte le persone con le quali viviamo, lavoriamo, incontriamo) l'attenzione costante alle loro esigenze, e la disponibilità a rinunciare al nostro bene privato, al nostro interesse, al nostro comodo.

In questo periodo siamo tutti preoccupati per la Grecia, per il terrorismo, per le ondate di profughi, per la crisi economica e lavorativa che dura da troppo tempo... Facciamo bene a preoccuparci e a esigere che i "pastori" compiano il loro dovere. Attenzione, però, noi "piccoli pastori" a non dimenticare il bene delle pecore che dipendono da noi.


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