Un anno buono per la pace, se vinciamo l'indifferenza

Maria Santissima Madre di Dio - Anno C - 2016

Per la liturgia, il primo giorno dell'anno è molto pregnante. L'Ottava del Natale, con la riforma liturgica postconciliare del 1969, è diventata la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, e, dal primo gennaio 1968, per volontà di Paolo VI, Giornata Mondiale della Pace.

Questa ultima ricorrenza, sia per le aspettative che l'inizio di un nuovo anno inevitabilmente evoca e suscita, sia per le numerose marce e fiaccolate per la pace delle associazioni cattoliche e non solo, ha finito per prendere il sopravvento. Anche noi, sulla scia del messaggio di papa Francesco, dedichiamo la nostra riflessione alla speranza di pace e all'impegno per costruirla.

Nel deserto, dove Mosè su richiesta di Dio lo sta guidando verso la libertà, il popolo non sente quel cammino lungo e faticoso come un dono. Continua a lamentarsi, perfino della manna che trova ogni mattina servita davanti alle tende: "Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell'aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna" ( Nm 11,5-6). Dio, nonostante tutto, vuole che i sacerdoti gli ricordino che Dio è buono e misericordioso con una benedizione rasserenante: "Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace".

Nel nostro oggi, noi, come gli ebrei nel deserto, siamo facili al lamento, propensi al rimpianto delle "cipolle e cetrioli" del passato (sempre falsamente migliore del presente), e pessimisti verso il futuro: "Chi ci darà carne da mangiare?": chi ci darà un po' di serenità e di tranquillo benessere con il terrorismo che compie stragi e ne minaccia sempre di più gravi; con queste guerre sparse qua e là che rischiano di portare a tragedie inimmaginabili; con la crisi economica sempre più lunga e sfibrante; con la mancanza di lavoro; con la corruzione che infetta ogni istituzione, persino quelle che dovrebbero combatterla; con la classe politica che parla tanto ma combina poco o niente?

Vinciamo questi sentimenti negativi!

Il Signore benedice e custodisce anche noi, e anche su di noi fa risplendere il suo volto. Anche a noi è disposto a donare la pace, il dono che riunisce in sé tutti gli altri beni, a patto che, invece del lamento, accettiamo l'impegno che ci rivolge papa Francesco con il suo messaggio per 48a Giornata Mondiale della Pace: "Vinci l'indifferenza e conquista la pace".

Il 2016 inizia, passando attraverso la Porta Santa della Misericordia. La Misericordia – dice papa Francesco - è "il cuore di Dio", manifestatosi attraverso il suo Figlio, "nato da donna", chiamato Gesù (che significa: Dio salva) e donato a noi "perché ricevessimo l'adozione a figli". Se "la misericordia è il cuore di Dio – continua il papa - dev'essere anche il cuore di tutti coloro che si riconoscono membri dell'unica grande famiglia dei suoi figli; un cuore che batte forte dovunque la dignità umana – riflesso del volto di Dio nelle sue creature – sia in gioco".

Figli di Dio e fratelli in Gesù, nel suo Spirito, possiamo chiamarlo "Abbà! Padre!". Però, affinché non siano parole vuote, dobbiamo vincere l'indifferenza tra i fratelli, seguendo la sua parola e il suo esempio. Egli –ricorda papa Francesco – per insegnarci "ad essere misericordiosi come il Padre, ci invita ad imparare a fermarsi davanti alle sofferenze di questo mondo per alleviarle, alle ferite degli altri per curarle, con i mezzi di cui si dispone, a partire dal proprio tempo, malgrado le tante occupazioni" (Cfr. Messaggio,5).

Desideriamo che quest'anno sia "buono" per la pace, e quindi per noi? Diamo il nostro contributo a costruirla, vincendo la tentazione dell'indifferenza.

Impegno non facile! "L'indifferenza, infatti, - scrive il papa - cerca spesso pretesti: nell'osservanza dei precetti rituali, nella quantità di cose che bisogna fare, negli antagonismi che ci tengono lontani gli uni dagli altri, nei pregiudizi di ogni genere che ci impediscono di farci prossimo" (Messaggio, n° 5).

Impegno addirittura impossibile, se ciascuno di noi, "nello spirito del Giubileo della Misericordia", non si sente "chiamato a riconoscere come l'indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall'ambiente di lavoro" (Messaggio, 8).

La Regina della Pace, madre di Dio e madre nostra, ci protegga e ci sostenga.


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