Un cantiere spirituale per preparare il Natale

II Domenica di Avvento - Anno B - 2020

La consapevolezza di cosa è la festa del Natale è la condizione per viverlo bene e in verità.

Nella seconda domenica di Avvento entra sempre in campo Giovanni Battista il precursore. L'evangelista Marco lo presenta come nuovo Isaia e gli mette in bocca il grido del profeta: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata». Preparate la via, spianate la strada, colmate le valli, abbassate i colli... Praticamente è l'invito ad aprire un cantiere stradale. Proprio così! Per preparare la via al Signore che ci vuole incontrare non bastano piccoli ritocchi qua e là, serve un cantiere. Ma un cantiere attivo e operoso non come quelli che vediamo troppo spesso sulle nostre strade, annunciati da ingombranti cartelli, ma dentro nessuno che lavori, soltanto macchinari fermi. E quanto a cartelli per il nostro cantiere, uno solo: RADDRIZZATE! Cosa raddrizzare? Un po' tutto, perché nella vita le cose da raddrizzare sono sempre tante. Concentriamoci su quelle che ci suggerisce l'Avvento per prepararci meglio al Natale e per viverlo bene.

Il Natale non è il compleanno di Gesù

Non ce lo saremmo aspettato, perché è da tanto tempo che lo si spiega e lo si chiarisce. Sembrava assodato: "E chi non lo sa?". Macché! Il primo sentiero da raddrizzare è ancora la convinzione diffusa che il Natale sia il compleanno di Gesù. Tutte le discussioni e le polemiche di questi giorni hanno dimostrato che per tanti è ancora così. Politici, addirittura ministri, nonché giornalisti di lungo corso e persino qualche "uomo o donna di chiesa" hanno manifestato una ignoranza pesante con il loro chiacchiericcio sulla necessità o opportunità di far nascere Gesù a mezzanotte oppure due ore prima, o addirittura rimandando la festa. Questi commenti sarebbero da non prendere assolutamente in considerazione se non fosse che, vivendo ormai di internet e social, finiscono inevitabilmente per influenzare le idee e le azioni anche dei credenti. Se il Natale fosse la festa di compleanno di Gesù basterebbe preparare una bella cena, la torta con le candeline e una commovente canzoncina. Non per niente il problema grosso sul quale i grandi capi si stanno scervellando è proprio il cenone. Come farlo e con chi farlo per evitare il contagio? Con sei persone? Con otto? E con i nonni come la mettiamo? Li facciamo partecipare, oppure gli portiamo il piatto davanti alla porta della camera? Asportiamo dal ristorante o cuciniamo in casa? Ma il Natale non è il compleanno di Gesù. Nato a Betlemme, egli non nasce più. Quella che noi aspettiamo e alla quale il Battista anche quest'anno ci invita a prepararci "raddrizzando i sentieri" è il ritorno di Gesù come giudice della storia. Celebrando la nascita di Gesù a Betlemme, rivivendola anche nei segni tradizionali - il presepio, l'albero, le luminarie, i doni, l'incontro con i parenti - che rendono questa festa l'unica capace di riscaldare il cuore non soltanto dei credenti, noi ci prepariamo al «giorno del Signore, quando – dice San Pietro - i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta». È una cosa seria! Altroché! Non dimentichiamo che il protagonista di questa seconda domenica di Avvento non è un tipetto allegro e giocherellone, ma un uomo «vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico».

Segni che vadano a segno

La consapevolezza che Gesù non sia nato a mezzanotte del ventiquattro dicembre; che questa data sia stata scelta dai suoi discepoli per affermare al tempo dell'impero romano che il sole invincibile della storia è il "bambinello di Betlemme"; che il suo ritorno sia il giudizio della storia e della vita di ciascuno, non è un fatto marginale. Tutt'altro. Essa dà un cuore e un'anima alla festa e anche alle manifestazioni e ai segni popolari che la accompagnano. Il presepio in casa ci confermerà che «il Signore Dio viene con potenza», anche se non sembra, come di questi tempi. I doni da scartare preparati sotto l'albero di Natale, che a tanti "super devoti" danno noia, possono invitare a ringraziare Dio che ci ha donato il suo Figlio. Le luminarie per le strade, alle finestre e sui balconi non richiamano la gloria del Signore che avvolse di luce i pastori? Persino il cenone può essere spiritualmente salutare se, discutendo "sul cosa" e "sul con chi", farà meditare sulla sobrietà e sull'attenzione ai più soli e ai più deboli.


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