Un Natale di gioia e dolore

Natale del Signore - Solennità

Solidarietà spirituale alla straziata terra di Gesù.

Per un singolare incrocio di giorni, quest’anno la IV di Avvento ci porta direttamente dentro il Natale con l’antica promessa fatta dal Signore al re David, quando il profeta Natan, dopo avere incoraggiato la lodevole intenzione di costruire a Dio una casa confortevole come la sua, dovette fermarlo: «Il Signore ti annuncia che farà a te una casa». Il re e il profeta non potevano immaginare che la promessa del Signore non si riferiva a un tempio di pietra, come quello che avrebbe poi costruito il figlio Salomone a Gerusalemme, ma a un tempio vivente: «una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe»: Maria.
Per vivere in maniera autentica e spiritualmente feconda il Natale, dobbiamo fare in modo che le celebrazioni, i riti, le preghiere, i canti e perfino le tradizioni popolari: luminarie, presepi, scambio di doni, iniziative per i poveri e i senzatetto… non siano fatti e vissuti per costruire il tempio di pietra, ma per unirsi a Maria che dice all’angelo Gabriele: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola», condividendo la sua disponibilità ad accogliere i progetti imprevisti e imprevedibili di Dio.

Un Natale nel dolore

Betlemme! Soltanto a pensarlo o a pronunciarlo, questo nome evoca tutto quello che di bello e di buono si può desiderare: la pace, la luce, la gioia, il dono. In questi giorni sentiremo queste parole risuonare in tutti i testi della parola di Dio proclamati nelle celebrazioni liturgiche - «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce»; «hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia»; «perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio»; «principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine»; «gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta»; «un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce»; «vi annuncio una grande gioia»; «è nato per voi un Salvatore»; «e sulla terra pace agli uomini»; «i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio»; «la luce splende nelle tenebre» -, ma anche nei canti, nei presepi, nelle rappresentazioni, e perfino come sfondo allo scambio di auguri.

Purtroppo, però, questi beni annunciati e proclamati con solennità sembrano oscurarsi e dileguarsi appena si esce dalle chiese. Succede sempre, ma a volte in modo veramente scioccante, come in questo periodo natalizio vissuto con tutt’altre parole che arrivano dall’Ucraina e dalla Palestina: violenza, odio, vendetta, paura, vittime, distruzioni... “Verrebbe voglia di non veder più né giornali né telegiornali”, dicono molti. Invece non si può non guardare e non sentire, per “non lasciarci rovinate la festa”, di Betlemme, dove non sarà possibile celebrare - forse dal tempo della dominazione musulmana - la nascita di Gesù; e dove Erode sembra tornato ferocemente in azione con una strage di “innocenti” ben più terribile di quella di allora.
Papa Francesco ha esortato: «Quest’anno nella Terra Santa sarà un Natale di dolore. Pensiamo ai cristiani di Betlemme, senza dimenticare il dramma dell’Ucraina invasa dalla Russia. Non vogliamo lasciarli soli».

La compagnia spirituale

Ma cosa significa non lasciarli soli? Cosa si può fare in concreto? Sono tante le cose che possiamo fare: 1. pregare, pensarli, e tenerli avanti agli occhi; questa “solidarietà spirituale” non farà arrivare loro cibo, acqua, soccorsi, salvezza, sentieri di pace, però sicuramente non andrà perduta, perché per la preghiera c’è sempre campo, e “nulla è impossibile a Dio”; 2. comprendere meglio cosa accade quando i valori di Betlemme vengono disattesi, dimenticati, combattuti; 3. ricordare che Gesù non è venuto tra noi per condividere giorni felici e situazioni tranquille, ma per chiamare all’impegno di non fare vincere dalle tenebre la luce che è venuto a fare splendere; 4. essere moderati in tutte le manifestazioni esteriori che accompagnano la festa religiosa.

Un Natale di fede

Preghiamo, prega il papa, pregano tutti, ma proprio nella terra di Gesù il suo messaggio di pace è sempre stato disatteso e tradito, come se il male avesse concentrato lì, dove «è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini», le sue armi più potenti. Se è così, da lì la nostra fede deve rinnovare la decisione e il coraggio di «rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo», venuto a portare la luce che le tenebre non riusciranno mai a spegnere.


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