Una poesia che illumina la prosa

Natale del Signore - Solennità - Anno A - 2022

Il fascino del Natale scaturisce dal nostro DNA.

Un grande teologo luterano, Karl Bart, affermava: «in una mano il Vangelo e nell’altra il giornale». Il senso è chiaro: le vicende umane devono essere illuminate dalla luce del Vangelo. Questa indicazione, sempre valida, lo è tanto più per il Natale che non è soltanto festa di Chiesa, ma, interessando i commerci e i loro profeti, i media, anche festa di società, che coinvolge cristiani e non in tanti paesi del mondo. Proviamo allora a meditare con ambedue le fonti di informazione.

Il Vangelo

Anche in questo Natale, come ogni anno, dalla Messa vespertina della vigilia, a quella della notte, poi a quella del mattino, a quella del giorno, in tutti i brani biblici proposti, come un sottofondo, ricorrono continuamente queste parole: luce, gioia, pace, dono. «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce». «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia». «Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine». «Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce». «Vi annuncio una grande gioia»; «è nato per voi un Salvatore»; «i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio»; «sulla terra pace agli uomini»; «abbiamo visto spuntare la sua stella»; «la luce splende nelle tenebre»… Sono parole che hanno tutte una grande presa e un forte fascino, perché non vanno “insegnate” e “imparate”, stanno dentro di noi, e rispondono alle esigenze più profonde di ogni persona, anche se poi possono prendere significati molto diversi, a volte addirittura paradossali, come cercare la pace con la guerra, oppure scambiare la gioia con la baldoria.

I giornali

Anche in questo Natale, forse più di sempre, le vicende umane pronunciano altre parole: guerra, carestia, siccità, alluvioni, terremoti… I grandi mali che affliggono l’umanità da sempre sembrano essersi scatenati tutti insieme. Cosa si può fare? Farla finita con questi messaggi natalizi falsi, retorici, e anche ingannevoli? Fare finta che almeno per un paio di giorni, magari fino all’Epifania, ci siano pace, luce, gioia, generosità e gratuità? Ignorare ciò che dice il giornale e ascoltare soltanto il Vangelo, pregando che il Signore provveda? Mettere da parte il Vangelo e guardare soltanto il giornale, finendola con le illusioni natalizie? Oppure seguire quella che è forse la decisione più facile e frequentata: guardare un po’ qui e un po’ lì?

Vangelo & giornale

La soluzione giusta - perciò la più ardua e complicata - è mettere l’uno a servizio dell’altro: il Vangelo per il giornale, il giornale per il Vangelo. Così la luce, la gioia, la pace, il dono che la nascita di Gesù ci invita ad accogliere saranno non un sogno o una poesia, ma la prosa da praticare. Vangelo e giornale vanno tenuti insieme con tutte e due le mani, perché il Vangelo è la luce che illumina la realtà, il giornale è lo strumento per individuare dove puntarla per vedere “giusto”, capire “bene”, e impegnarsi “generosamente”. Le parole evangeliche richiamano e risvegliano il DNA che il creatore ha inserito nelle creature «a sua immagine e somiglianza»; il giornale indica dove è più urgente far emergere il progetto di Dio per alleviare le tenebre, le tristezze, le guerre, gli egoismi.
Questa è la consegna nata e partita da Betlemme che ogni Natale, se si vuole, rende più nuova, più efficace, più adeguata al presente.


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