Una Quaresima in "sì"

I Domenica di Quaresima - Anno B - 2018

La Quaresima non è sottoporci a penitenze, a dei "no" che ci rattristano, ma un allenamento più deciso per raggiungere dei "sì" che aumentano la nostra armonia con Dio, con il creato, con noi stessi.

La Quaresima non gode di buona fama. Il nome stesso fa rabbuiare perché richiama privazioni, penitenze e digiuni. Tutte cose ostiche per gli orecchi della nostra società (ciascuno di noi!) che fa di tutto per convincersi che la sofferenza non ci deve essere. La stessa nostra società (ciascuno di noi!) che, però, poi esalta esageratamente coloro che attraverso sacrifici anche durissimi raggiungono successi difficili.

Perché questa contraddizione? Essa nasce dal fatto che la quaresima è intesa come penitenza, mentre la tenacia per raggiungere i successi è allenamento. La differenza è fondamentale. Penitenza richiama una sofferenza da sopportare per aver commesso una colpa. E' un'operazione che rimane chiusa in un "no". L'allenamento invece è una sofferenza per raggiungere un "sì", un traguardo positivo.

Anche se è molto difficile superare convinzioni sedimentate da secoli (il rito delle Ceneri celebrato con il vangelo che esorta: "quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto", non aiuta) cerchiamo di riuscire a vivere una quaresima in sì, come la stessa parola di Dio ci incoraggia a fare. La conversione cristiana, infatti, non è una penitenza per una colpa, ma è il cammino per superare le colpe che intralciano la crescita della vita buona. Non è pagare la multa perché siamo stati beccati dalla polizia con l'auto non a posto, o per avere commesso un'infrazione, ma è la revisione dell'auto per mantenere e migliorare il suo rendimento. La nostra "auto" da revisionare in questo tempo liturgico, con più impegno e attenzione di quanto siamo chiamati a fare tutti i giorni, è il nostro battesimo, l'arca che ci ha salvato per mezzo dell'acqua, come ha scampato Noè dal diluvio, inserendoci in Cristo. Questo sacramento continua a essere in noi "invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo", oppure si sono infiltrati idee e comportamenti che non sono più totalmente in linea con una "buona coscienza"?

Accettiamo il tempo della Quaresima come un richiamo a una decisa revisione, affinché il "ricondurci a Dio" operato da Gesù non sia rallentato o deteriorato. E accettiamolo con cuore sereno, perché l'invito non ci viene rivolto in termini minacciosi, ma con un segno che soltanto la fantasia di Dio poteva inventare: l'arcobaleno. C'è sulla terra qualcosa che susciti meraviglia e gioia come l'arcobaleno? Esiste qualcuno che non si fermi a contemplarlo quando appare nel cielo? La Quaresima è trovare nella contemplazione dell'arcobaleno di Dio tutto l'impegno possibile per togliere dalla vita tutto ciò che le toglie i colori e la ingrigisce, con dei "no" che non sono penitenze, ma allenamenti per raggiungere i "sì" del bene.

Quali no per quali sì?

L'evangelista Marco ci racconta le tentazioni di Gesù così: "lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano". Questa immagine potrebbe far pensare a Gesù in grande difficoltà, mentre si difende da leoni, tigri e serpenti, come non di rado i predicatori - per scuotere i fedeli e convincerli a fare la Quaresima - interpretavano questo brano. In realtà, la liturgia, collegandolo alla nuova alleanza che Dio stabilisce dopo il diluvio con Noè e i suoi figli, cioè noi, ("Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra"), ci invita a una interpretazione esattamente contraria. Gesù, superando le tentazioni di satana, ritrova l'armonia con il creatore, e quindi con il creato, persa nell'Eden con il peccato di Adamo ed Eva. Il "sì" che dobbiamo raggiungere con l'allenamento intenso della Quaresima è una maggiore armonia con il creatore, con il creato, con noi stessi.

Viviamo troppo frantumati, dispersi, squilibrati perché corriamo sempre senza concederci il tempo necessario per domandarci dove andiamo; perché non riusciamo a valutare e discernere i messaggi che ci propongono scelte di vita contraddittorie; perché tutto quello che adoperiamo, che ci circonda, che impariamo cambia velocemente da un giorno all'altro.

Una bella Quaresima ci farà bene. Non solo per lo spirito.


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