Una vita saggia, combattuta, condivisa

XIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2020

Il Vangelo non va d'accordo con le mezze misure, i velleitarismi, i traccheggiamenti.

Il brano di Vangelo che la liturgia ci proclama in questa domenica è molto breve, ma contiene tre stimoli fenomenali e fondamentali, resi ancor più pungenti, quasi provocatori, dallo stile letterario di quel tempo che comunica per paragoni e per contrasti.

Vita saggia

Primo stimolo: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me». Sembrerebbe che Gesù voglia contrapporsi ai genitori e ai familiari per fare loro concorrenza, o addirittura svalutare l'amore verso di essi. Niente di più sbagliato. Sappiamo cosa pensava Gesù di quelli che evadevano il quarto comandamento: «Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. Voi invece dite: "Chiunque dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è un'offerta a Dio, non è più tenuto a onorare suo padre". Così avete annullato la parola di Dio con la vostra tradizione. Ipocriti!» (Mt 15,4-7). Con la sua affermazione Gesù chiede che la vita sia fondata su un amore che diventi misura e bussola di tutto il resto, dando unità ai pensieri e ai comportamenti, così che non vadano girovagando senza meta e senza misura. Amare Gesù più dei genitori e dei figli significa – per dirla con un esempio -, che non si possono mettere da parte la giustizia, la verità e la carità, perché... "tengo famiglia". Senza un amore che dia misura al tutto non c'è saggezza: si segue l'onda, si scambia il marginale per il fondamentale, il superfluo per il necessario, il provvisorio per il definitivo. Non è difficile purtroppo verificare quanta dispersione di risorse e quanta dissennatezza ci circondano. Con la sua richiesta Gesù non fa concorrenza ai familiari e non svaluta l'amore verso di essi, ma gli dà fondamento. È la garanzia che essi non saranno mai lasciati senza affetto, senza amore, senza protezione, perché distratti o conquistati da altri amori o interessi.

Vita combattuta

Secondo stimolo: «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me». Gesù non vuole "metterci in croce", proponendoci una vita vissuta nella sofferenza, nel dolore, nel venerdì senza domenica. La sua proposta è per una vita combattiva e combattuta, seriamente e costantemente impegnata a vincere il male con il bene. È l'invito a non aspettarsi tutto dagli altri, ma a conquistare ciò che desideriamo; a non consumare le forze per affermare i propri diritti senza compiere i propri doveri; a non scambiare la pubblicità con realtà; a non illudersi di risolvere i problemi con mezzi palliativi e velleitari, ma con l'impegno e la fatica. La "croce" della quale parla Gesù non è quella sua del Calvario, ma quella della sua vita vissuta facendo del bene. Quanto oggi ci sia bisogno - soprattutto per i giovani ma non solo - di riproporre la vita come battaglia e conquista lo constatiamo in maniera preoccupante nella facilità sempre più diffusa di far diventare bisogni i sogni e diritti i desideri. Tutto con la fatica... degli altri.

Vita condivisa

Il terzo stimolo: «Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». È un invito inequivocabile all'accoglienza dell'altro, all'ospitalità, all'abbattimento delle barriere, al superamento della paura del diverso. Quanto sia attuale e urgente il problema dell'ospitalità ce lo dicono i barconi che arrivano dal mare, ce lo ricordano i contrasti tra i politici, ce lo predica in continuazione papa Francesco. Di fronte alla vastità e complessità del problema sociale e mondiale, è necessario però non dimenticare che Gesù propone l'accoglienza del bicchiere di acqua fresca, cioè di quella piccola, quotidiana, come quella della vedova di Sunem, perché se non ci sono persone accoglienti, l'accoglienza in grande serve soltanto per scontrarsi e per rinfacciarsi le responsabilità. Il mondo sarà più accogliente se lo saranno quelli che lo abitano.


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