Vincere la paura di affidarsi

XIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2017

La liturgia di questa XIX Domenica del tempo ordinario ci presenta i discepoli alle prese con il vento contrario sul lago, sul quale si staglia la figura del Maestro che cammina sulle acque, li salva e li rassicura.

Con la moltiplicazione dei pani, Gesù aveva suscitato un entusiasmo incredibile, tanto che, come informa l'evangelista Giovanni, la gente voleva addirittura farlo re. Non poteva essere diversamente. Te l'immagini un capo di governo capace di sfamare con cinque pani e due pesci "circa cinquemila uomini senza contare le donne e i bambini"?

Un evento talmente impensabile che perfino qualche moderno commentatori del vangelo cerca di ridurre l'effettiva portata del miracolo a una specie di colazione condivisa sull'esempio del ragazzino. Noi analizziamo la scena così come il vangelo la racconta.

Gesù, prima di congedare la folla entusiasta, "costrinse" i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra rive. "Costrinse"... E' l'unica volta che i quattro evangelisti riferiscono questo verbo all'agire di Gesù. Perché l'adopera con i suoi amici? Rimasti scioccati dal pane e dai pesci che avevano visto moltiplicarsi nelle loro mani, nonché dalla folla che vuole farlo re, vogliono vedere come va a finire. Non possono andare via sul più bello: "Se diventa re, va bene anche per noi". Gesù, invece, li "costrinse" a salire sulla barca e a precederlo all'altra riva. Sembra di vederli recalcitrare, insistere, mugugnare, andare verso la barca e poi tornare in dietro. Niente da fare. Gesù è inflessibile: "Devono andarsene".
Ed eccoli sul lago, arrabbiati e delusi, a faticare sui remi, perché, come se non bastasse, il vento è contrario e l'acqua agitata. E il Maestro li ha lasciati soli.

La scena è "simbolo" della nostra vita. Quante volte, convinti di aver raggiunto traguardi importanti, tali da poter stare tranquilli e al sicuro, all'improvviso tutto si è messo al contrario. E coloro che potevano darci una mano ci avevano lasciati soli. A cominciare dal Signore. Anche a Elia toccò questa esperienza. Quando pensava di aver risolto finalmente il problema dei falsi profeti, si era trovato a scappare dalle minacce della corrotta regina, deluso a tal punto da voler morire, se Dio non lo avesse misteriosamente incoraggiato, invitandolo, però, a riconsiderare i suoi metodi.Dobbiamo, allora, rassegnarci al Signore che sembra abbandonarci nel momento del bisogno?

No. Dio sta accanto al profeta, ma nella "brezza leggera", non nel vento, nel terremoto e nel fuoco. Gesù sta sulle stesse acque agitate del lago, ma essi devono fidarsi che è lui, anche se non è certo che sia lui.

Ma cosa vuole Dio da noi? Ma cosa vuole Gesù dai suoi discepoli?
Come altre volte, il vangelo ci risponde con Pietro, questa persona profondamente uomo, ma con ispirazioni che possono venire soltanto dall'alto.

Sul finire della notte, tra il lusco e il brusco, quando non è facile distinguere e giudicare, li raggiunge Gesù camminando sul mare. I poverini, spossati spiritualmente e fisicamente, gridano al fantasma. Il "fantasma" li rassicura: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". Ma non dà prove. Le chiede Pietro: "Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". "Vieni!", gli dice Gesù, ma senza dargli la garanzia che è davvero lui. Soltanto: "Vieni!". Come a dire: "Fidati!". E Pietro si fida: esce dalla barca e comincia a camminare sull'acqua. Poi ha paura e nella paura ritrova la sicurezza. Non grida: "Signore, se sei tu, salvami!". Ma: "Signore, salvami". Quei pochi passi gli sono serviti per capire che quella presenza misteriosa era il Signore altrimenti, non avrebbe fatto neanche un passo sull'acqua. Sarebbe andato subito a fondo.

Grande, Pietro! Eppure Gesù gli dice: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
Gesù, donaci la poca fede di Pietro! Per noi è tantissima.


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