Non fate arrabbiare Petra!

Riccardo C. Mauri, autore del libro "Non fate arrabbiare Petra", ci porta nella stanza di Petra. Impersonale quella della sua casa, piena di punti di domanda quella del suo cuore. Se hai 16 anni e ti chiami Petra puoi sentirti pietrificata quando i coetanei si prendono gioco di te. Almeno finché non incontri il mondo della boxe. Meglio non fare arrabbiare Petra!

Se hai 16 anni e ti chiami Petra, più che sentirti una roccia vivi la costante sensazione di essere pietrificata. A quell'età, veramente, è spesso così anche se non ti chiami Petra. Alzi la mano chi in qualche modo, anche se con reazioni e sensibilità diverse, non ha provato nell'adolescenza un certo senso di depersonalizzazione. La noia, un corpo che cambia e molte volte non è come lo vorresti, la voglia di essere qualcuno che si scontra con la mediocrità, il cercare di vivere come fanno tutti per essere almeno non rifiutati sono la normale carta da parati della stanza della vita di molti ragazzi e ragazze di numerose generazioni, pareti che si ritrovano appiccate addosso e che circondano tutto il loro mondo e che al limite possono provare a personalizzare.
Così Riccardo C. Mauri, autore del libro Non fate arrabbiare Petra, ci porta nella stanza di Petra. Impersonale quella della sua casa, piena di punti di domanda quella del suo cuore. Le domande sulla mamma che ha lasciato lei e papà Corrado anni prima rincorrono quelle sulla vita tristemente ordinaria del padre e si accavallano con quelle sull'amore, fino a scontrarsi con il volto di Tommaso, il compagno di classe di cui è innamorata o quasi ossessionata che, ovviamente, non la considera minimamente.

Quando hai 16 anni e ti chiami Petra non puoi che rimanere pietrificata se subisci un atto di bullismo, se i tuoi coetanei si prendono gioco di te per divertirsi e se vivi nell'era di Instagram in cui ogni avvenimento diventa virale. Ma intanto la rabbia, in svariate forme, monta dentro.
Petra non se la sente di tornare a scuola e affrontare la vergogna e si ritrova per sbaglio, lei minuta e riservata, in una palestra di boxe femminile. Prima reazione: fuga da un mondo che nei suoi pregiudizi riteneva violento e per delinquenti. Invece incontra ragazze normali e accoglienza. La saluta Raffaela, l'allenatrice:

«Comunque: qui ci si allena duramente e non ci si lamenta mai. Accettiamo tutti, non esiste diversità: sei benvenuta se sei straniera, orfana, vedova, ragazza-madre, musulmana, buddista, lesbica o se non hai vestiti alla moda; sei benvenuta anche se metti il cagnolino nella borsetta e dici apericena; puoi essere un premio Nobel oppure analfabeta; qui nessuno ti giudicherà perché qui si fa soltanto boxe. Capito?».

Con il tempo e l'allenamento arriverà a non riconoscersi più, o meglio a iniziare a conoscersi veramente. Scoprirà il dolore dei pugni in faccia, ma riuscirà anche a dare nome a quelle sensazioni che ha dentro che a volte fanno più male.

Riflette sulle sue paure, sulle sue ansie, sulla sua timidezza, e le sembrano così piccole. Dopo che hai scambiato pugni sul ring con una persona più forte e capace di te che cerca di colpirti, dopo che hai scoperto un coraggio che non pensavi di avere, che cosa mai ti può più spaventare? (...) Un segreto che vorrebbe gridare a tutti, ma che non può ancora dichiarare. Nessuno capirebbe. Penserebbero che ha dei problemi, che è diventata un'adolescente aggressiva, penserebbero che è mossa da frustrazione. È esattamente il contrario: non si è mai sentita così bene, così bilanciata. L'aggressività e il rancore che provava verso di sé sembrano svaniti nel giro di pochi mesi.

Ma Petra non vive fuori dal mondo, l'anno scolastico procede, le relazioni con i suoi compagni continuano e si intrecciano, le storie evolvono e si complicano, succedono imprevisti, baci, guai, pugni, scontri di boxe... Perché, in fondo, la quotidianità può essere normale e sorprendente insieme. Certamente qualcosa cambia in Petra o forse semplicemente scopre degli aspetti di sé che ogni sedicenne ha già dentro.

Difendersi, farsi rispettare. Sono due ideali a cui ha iniziato a dare valore soltanto da poco. Solo da quando pratica pugilato. Li aveva sempre avuti dentro, però dormienti, mai applicati; parte del suo disagio nasceva proprio da questo. Adesso le cose sono cambiate, non lo può più ignorare.

Se hai 16 anni e ti chiami Petra puoi accorgerti di avere delle solide basi rocciose, anche quando le situazioni ti pietrificano. Veramente questo è possibile anche se non ti chiami Petra e se sei adolescente. La boxe o lo sport possono essere le finestre che danno aria pulita e fresca a quelle pareti che senti intorno e far entrare luce nuova che illumina realtà e intimità. Alla fine Petra potrà anche permettersi di dare dei consigli. Ma a chi? Perché? Cosa è successo? Per queste risposte, è bene leggere la sua storia; intanto il consiglio lo teniamo tutti a mente... è meglio non fare arrabbiare Petra!!!

«Ecco, allora la prossima volta che fai lo stronzo con una ragazza, pensa che lei potrebbe non avere nessuna voglia di subire. Potrebbe anche volersi vendicare. Per non avere guai, fai così: rispetta tutti, a priori; vedrai che non sbagli!»

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Non fate arrabbiare Petra

Petra è una sedicenne insignificante, o almeno così lei si sente. Vive con il padre da dieci anni, da quando la madre li ha lasciati. Alla sua festa di compleanno, Tommaso, il ragazzo di cui è innamorata, si prende gioco di lei per divertimento. Impossibile presentarsi al liceo! Marinando la scuola, però, finisce in una palestra di boxe femminile...

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