Ai greci

L’appassionata riflessione di un intellettuale cristiano

Colto esponente delle elite intellettuali del mondo antico, Taziano, dopo aver conosciuto le Scritture, ripensa la propria adesione al patrimonio di valori e consuetudini che aveva plasmato e delineava l'identità della koinè ellenistica. Nell'Ai greci, con forza e determinazione, egli reagisce, denuncia e sovverte il presupposto dell'"inferiorità culturale" del cristianesimo, affermandone anzi la straordinaria dignità.

Nell'Introduzione, Gabriella Aragione tratteggia così la figura di questo grande personaggio:«Prima di convertirsi al cristianesimo, Taziano era un intellettuale dell'Oriente romano, espressione di quelle elite cittadine il cui consenso reggeva il complesso apparato egemonico imperiale d'epoca antonina: conferenziere itinerante, oratore dal sapere enciclopedico, avrà anch'egli con ogni probabilità contribuito all'elaborazione di un comune sentimento d'appartenenza al migliore dei mondi possibile, presentando di città in città lo stesso modello d'eccellenza, quello della paideia greca. Non a caso, il mondo evocato nell'Ai greci è, pur nei tratti deformati della polemica, un mondo cittadino, popolato da mercanti, armatori, magistrati, medici e filosofi; animato da feste promosse e finanziate dall'autorità pubblica, occasioni mondane di socialità, durante le quali i professionisti della parola possono esibirsi nelle monumentali sale per conferenze; un mondo abbellito da statue che celebrano la memoria storica delle comunità locali, da teatri che, attraverso le rappresentazioni sceniche, trasmettono il patrimonio culturale collettivo e "distratto" dai giochi del circo. Questo è il mondo degli uomini che il giovane Taziano ha percorso e, con ogni verosimiglianza, onorato [...].

L'adesione al cristianesimo, presentata come l'esito di un lungo itinerario di ricerca della verità, determina l'abbandono del modello culturale studiato, condiviso e propagandato fino a quel momento, come pure delle sue credenze e pratiche. Con padronanza del mezzo espressivo e consapevolezza del ruolo che d'ora in avanti intende assumere, Taziano compie un'operazione intellettuale di grande impatto: attraverso un radicale rovesciamento di prospettiva, tutto quanto gli era familiare diventa, di colpo, estraneo, altro da sé. Taziano si spoglia dell'identità greca per rivestirne una non greca, ossia "barbara". Questo ribaltamento è reso con efficacia sul piano letterario: tutto quanto era celebrato, con orgoglio, nelle panegirie tanto di moda a quel tempo, nello scritto Ai greci si trasforma in bersaglio e oggetto di denigrazione.

Non ci si attenda perciò un'esposizione fluida e argomentata delle ragioni di una scelta di vita: la violenza verbale, il tono costantemente polemico e il piglio sarcastico fanno parte delle regole della composizione. I destinatari dello scritto in grado d'apprezzare la sagacia dell'autore sapevano coglierne anche il messaggio e l'intenzione soggiacenti alla costruzione retorica.

Esibendo la propria abilità oratoria, l'autore sta in effetti delineando il proprio ruolo non solo all'esterno, ma anche all'interno della comunità cristiana. Il carattere autoreferenziale dello scritto e lo sfoggio d'erudizione [...] hanno una funzione precisa: far valere nei confronti dei destinatari il proprio ruolo di leadership fondato su quelle competenze culturali esclusive dei letterati professionisti, quei pepaideumenoi di cui un tempo Taziano faceva parte e ai quali ora si rivolge. Autore e pubblico, sia quest'ultimo cristiano o meno, appartengono alla stessa elite colta che, sola, è in grado di apprezzare le caratteristiche estetico-formali dell'opera».

Da: Taziano, Ai greci, a cura di Gabriella Aragione, Letture cristiane del primo millennio, Paoline


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