Per la prima volta in italiano, viene pubblicato il dialogo su Il libero arbitrio di Metodio d'Olimpo in una nuova, rigorosa e totalmente rinnovata edizione con testo greco e paleoslavo a fronte. Un'occasione unica per scoprire e comprendere un capolavoro della letteratura cristiana delle origini.
La riflessione di Metodio su Il libero arbitrio conclude un dialogo scaturito dalla problematica constatazione dell'esistenza del male e dalla successiva domanda sul suo rapporto con l'azione creatrice e onnipotente di Dio. La teodicea rappresenta uno snodo obbligato per qualsiasi teologia. Osservato dalla prospettiva del credente, lo spazio del male – uno spazio che si osserva quotidianamente – esige una motivazione, uno sforzo intellettuale in grado di economizzarne l'esistenza.
Metodio affronta la questione mantenendo saldi i presupposti biblici (la bontà e l'unicità di Dio, la sua onnipotenza e il suo intervento creatore in principio). che sviluppa tramite il ricorso a tutti gli strumenti forniti dalla filosofia antica, senza ripiegare in uno sterile intellettualismo e senza accontentarsi di dogmatismi apodittici: ne Il libero arbitrio lo scandalo del male non è un problema speculativo; esso è un clamoroso interrogativo esistenziale. Il problema del male, in altri termini, non è un rebus per la mente: è piuttosto una ferita per il cuore con la quale è impossibile non fare i conti.
Il ricorso alla forma dialogica è un'ulteriore prova di questa "volontà di concretezza" metodiana: il dibattito tra gli interlocutori delinea infatti un percorso intrapreso consensualmente per soddisfare il comune desiderio di capire, quasi per dare forma letteraria all'universalità del quesito proposito.
Accolto il problema dalla viva esperienza di ogni essere umano, Metodio ricorre agli strumenti elaborati dalla filosofia per riaffermare pienamente quanto stabilito dalla teologia biblica – l'unicità, l'assoluta bontà e la piena onnipotenza di Dio –, che ogni teodicea rischia di contestare (se Dio è unico e onnipotente, allora non è buono, perché tollera il male; se Dio è l'unico ed è buono, allora non è onnipotente, perché non sa vincere il male; se Dio è buono ed è onnipotente, allora non è l'unico, perché certo il male non può provenire da lui).
È proprio all'interno di questo circolo vizioso, apparentemente inestricabile, che la risposta di Metodio riesce a farsi largo e si segnala per la sua originalità: il male non esiste in quanto tale; esso è il frutto del disordine della volontà dell'uomo. L'uomo, creatura prediletta di Dio, ha avuto la facoltà di scegliere Dio: soltanto all'essere umano è stata conferita la libertà di conformarsi al suo creatore. Bisogna però evitare di attribuire al ragionamento di Metodio una connotazione moralistica: l'esperienza del male, in ultima analisi, non è una punizione del peccato individuale; al contrario, essa paradossalmente dischiude un segno di amore del Padre per l'umanità. La libertà, che deve poter sbagliare per essere tale, è lo strumento che permette a ciascuno di decidere la propria sorte eterna; è la condizione attraverso la quale l'uomo può scegliere Dio.
La prospettiva di Metodio è quella di una profonda fiducia nell'economia della creazione. «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28), afferma Paolo formulando una delle più note e fiduciose economie del cosmo neotestamentarie, e Metodio sembra far eco a questa prospettiva, mostrando come ciò che, in prima battuta, interroga la coscienza e genera scandalo, in realtà è una prova dell'amore di Dio.
«Non da una materia coeterna a Dio e neppure da un Dio che non permetterebbe mai a un male qualunque di esistere nelle sue opere, per la sua onnipotenza e bontà, proviene il male: entrato nel mondo a causa del serpente geloso dell'uomo, il male trova nell'uomo stesso dotato di libero arbitrio la sua chiave di volta. La libertà pecca perché sedotta dalla concupiscenza, che non è affatto una forza necessitante, ma una sollecitazione al peccato del tutto resistibile, in quanto Dio ha fornito alla libertà umana la capacità di dominare le tentazioni, di vincere nel combattimento della mente e delle passioni, così che l'ordine della libertà e della moralità possa essere un ordine particolare, fatto per rientrare, tramite una strada densa di sforzi etici e meritori, nell'ordine universale. La perfezione dell'uomo che progredisce nel suo sforzo libero solleva la creatura dall'errore del peccato alla conquista voluta e consapevole di una piena maturità morale e spirituale.
Colto nel suo insieme, risulta più chiaro il disegno de Il libero arbitrio, che per la portata della sua tematica deve rivendicare un posto centrale nella riflessione del cristianesimo antico: ricevuta la difficile eredità della problematica da una tradizione precedente, Metodio ha cercato di svilupparla conferendole il segno inconfondibile di temi e immagini a lui care, per consegnarla a sua volta a un'enorme fortuna. Se su Metodio non fosse pesata l'accusa, rivoltagli già dai cristiani antichi, di essere un oppositore di quell'Origene che tanta rilevanza ha assunto nella patristica, con ogni probabilità egli stesso e le sue opere avrebbero riscosso quella maggiore fortuna, che meritano per la profondità teologica».