Il vasaio e l'argilla

S. Natale 2023

Dio ricomincia da Betlemme. L’eternità si abbrevia nel tempo, il tutto nel frammento. Anche la realtà di Dio ora sa di pane. È un Dio che non si impone, che ha bisogno. Il Creatore non plasma più l’«adam» con polvere dal suolo, dall’esterno, ma si fa lui stesso polvere plasmata, bambino di Betlemme e carne universale.

Geremia, che applica a Dio l’immagine del vasaio che continuamente riprende in mano la sua argilla e non la butta via se un vaso riesce male, ma la lavora di nuovo (cfr. Ger 18,3-4), direbbe che il vasaio si è fatto non soltanto anfora, vaso fragile e bellissimo, ma che si è fatto creta, polvere del suolo, di questo suolo, di questa terra.
«Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1,14), è scritto. Non solo si è fatto bambino, quel bambino; non solo si è fatto uomo, quell’uomo; ma si è fatto carne universale. Anzi nella suggestione del testo greco i due termini sono vicini, non separati da altre espressioni: ho Logos sarx, il Verbo carne si fece. Da allora la vicinanza è assoluta, c’è un frammento di Logos in ogni carne, c’è qualcosa di Dio in ogni persona, ci sono un po’ di santità e molta luce in ogni vita.
Il Natale è la certezza che la nostra carne in qualche sua radice è santa, che la nostra storia in qualche sua pagina è sacra. E nessuno può più dire: qui finisce l’essere umano, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura sono abbracciati. Finito e infinito sono dentro di noi in miscela prodigiosa per la grandiosità dei progetti, per il vigore di trasformazione.
L’incarnazione non è finita, Dio «accade» ancora nella carne della vita, accade nella concretezza dei miei gesti, abita i miei occhi perché sappiano guardare con bontà e con profondità.
Abita le mie parole perché abbiano luce.
Abita le mie mani perché si aprano a dare pace, ad asciugare lacrime, a spezzare ingiustizie.
Umiltà è la parola rivoluzionaria del Natale. Luce custodita in un guscio d’argilla.
Paolo scrive a Timoteo: venendo nel mondo, Cristo Gesù «ha fatto risplendere la vita» (2Tm 1,10). Bellissima metafora, nata da Paolo solitamente così povero di immagini: ha dato splendore all’esistenza, ha fatto risplendere il futuro e i nostri sogni, ha riacceso la fiamma delle cose, ha dato canzoni bellissime al nostro cuore, ha messo frammenti di stelle dentro il nostro sangue, parole forti e nuove corrono dentro le arterie del mondo.

Con queste poetiche ma quanto mai concrete parole di p. Ermes Ronchi, tratte dal suo libro Natale. L’abbraccio di Dio (Paoline), desideriamo farvi i nostri auguri per un sereno Natale e un 2024 ricco di speranza, bontà e gesti concreti che le testimonino a quanti ci sono vicini. Il piccolo Bambino ci benedica tutti e ci aiuti a rendere tangibili i nostri propositi di bene. Buon Natale!!


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