iSemprevivi

Relazioni familiari per crescere e curarsi tra persone con disagio psichico

Secondo appuntamento con "L'angolo del libraio". La parola, questa volta, a don Giuseppe Berardi, sacerdote paolino e biblista, attualmente impegnato nella libreria San Paolo di Bari. Ci presenta una novità interessante, che può colorare il nostro Natale e le nostre feste di solidarietà ed esempi positivi, concreti e fattivi di accoglienza. Fare del bene... può far impazzire di gioia!!

«Lo stigma è il legno appuntito che si usava imprimere sulla fronte degli schiavi come una ferita perché venissero riconosciuti come schiavi... oggi esiste un marchio sociale e mentale che ci può rendere schiavi della paura, della convinzione di essere inguardabili»: parola di don Domenico! È la provocazione che l'autore del libro di cui voglio parlarvi rivolge al lettore per aiutarlo a riconoscere i propri pregiudizi. Leggere queste pagine è terapeutico perché libera dallo stigma a volte subìto, a volte imposto. A me ha fatto del bene, quindi, non posso che consigliarlo anche a voi!

Comunità croce e delizia, ma soprattutto e prima di tutto "famiglia". La comunità de "iSemprevivi" è una seconda famiglia. Lo dicono gli utenti come i volontari. Ma i primi a beneficiarne sono i professionisti che apprezzano il metodo sviluppato negli anni da don Domenico Storri, per tutti Dondo. È un prete milanese che nel 2005 dà vita a "iSemprevivi", un'associazione che regala speranza alle persone con disagio psichico. Il nome nasce dal fiore montano che ben rappresenta quella «forma di vita capace di stare nelle situazioni più estreme e di non cedere mai». Dalle pagine del racconto si sprigiona la fragranza della semplicità e della famigliarità che si respira negli ambienti parrocchiali di San Domenico a Milano. Chi guida il nostro sguardo attraverso le porte del centro diurno è proprio uno di loro. I suoi occhi diventano la porta attraverso cui accediamo all'universo dei Semprevivi. L'ambiente è tessuto di relazioni quotidiane, mai lasciate alla casualità. A fianco dei 22 professionisti (don Domenico compreso) si alternano ben 50 volontari. Eppure dalla prima scalata in gruppo verso il rifugio Zamboni, di strada se n'è percorsa tanta e il centro diurno è diventato parte integrante della comunità parrocchiale.

Caffé e non solo...

«Sono contento perché ho potuto fare un po' di volontariato al bar... ero sull'orlo del suicidio», afferma uno degli ospiti all'immancabile cena comunitaria del giovedì. Commenta l'autore: «Una volta al bar un tizio, proprio a lui, ha chiesto un caffè macchiato e ci ha messo buoni buoni 15 minuti... per darglielo. Ha fatto bene quel signore di passaggio al bar ad aspettare paziente il suo caffè: non immaginerà mai quanto ha fatto bene rinunciando a un "ma insomma, il mio caffè!"». È il quartiere ad essersi attivato attorno a quel campanile. Sono i suoi abitanti ad essersi messi a disposizione perché dall'amministrazione alla consulenza la "iSemprevivi" Onlus, nata nel 2009, possa proseguire e prosperare serena. I volontari sono professionisti che mettono a disposizione la propria competenza per la gestione di tutta l'organizzazione. Ogni adulto volontario è chiamato ad esercitare la propria responsabilità nei confronti dell'associazione: "Se ti prendi un compito, lo porti avanti sino alla fine".

Case... leggere

Sono fiorite altre esperienze di convivenza, tra queste la cosiddetta "residenzialità leggera". Sono appartamenti in cui convivono 4 o 5 utenti seguiti costantemente dall'associazione. Qui le istruzioni sono essenziali per la coabitazione e diventano binari attraverso cui si impara prima di tutto a prendersi cura di sé e poi a rispettare e quindi convivere con gli altri: la sfida dei Semprevivi è il ritorno alla quotidianità! La meravigliosa persona che segue la vita di queste piccole comunità è Simona, una donna segnata dalla sofferenza, che ha fatto del suo dolore il motore della sua resilienza. Il frutto più bello della sua azione propedeutica è Sara, una giovane afflitta da autolesionismo, entrata e uscita da più comunità. Da tre anni risiede in uno di questi spazi e scrive: «Educatrici... Dio, quante ne ho conosciute. Simona è diversa... perché è una di quelle persone che non ti trattano con condiscendenza, che non ti permettono di crogiolarti nella malattia. Vedo Simona e vedo una donna intelligente e bella, di classe, determinata, pronta alla risata quanto a farti il cazziatone... Vedo Simona e vedo la donna che vorrei essere tra una ventina d'anni».

Ho desiderato offrirvi alcune delle pietre preziose incastonate nel mosaico composto da quest'opera.
Leggere queste pagine è prima di tutto un percorso personale con cui ci si interroga e ci si confronta. Ne esci cambiato. Anche tu diventi parte di quella famiglia che sono i Semprevivi. Non ti puoi più tirare indietro. Dondo, Claudio, Simona, Sara ti interpellano con la loro vita, con il loro sguardo. La diversità, soprattutto psichica, non ti spaventa più, comprendi che puoi affrontarla e supportarla... se non altro pazientando per prendere un caffè.

 

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iSemprevivi

Era il 2005 quando, nella parrocchia di San Pietro in Sala a Milano, un piccolo gruppo di persone affette da disagio psichiatrico e un gruppo di volontari cominciarono a raccogliersi intorno alla figura di don Domenico Storri. È di questo giovane sacerdote, psicologo e psicoterapeuta, l'intuizione di creare un gruppo di persone in difficoltà all'interno della realtà parrocchiale: luogo di accoglienza e di vita nuova.

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