Nella memoria di un gesto

Ricordare papa Benedetto XVI è fare memoria di un gesto solenne e innovativo che ha creato un punto di non ritorno nella storia della Chiesa. Come Editore cattolico, vogliamo omaggiare un uomo che ha offerto la vita perché il Vangelo si facesse cultura, penetrasse la cultura e le desse uno specifico orizzonte.

Da quasi 10 anni ci aveva abituato a una sua presenza discreta, dietro le quinte. Discreta, ma certamente dirompente, per il solo fatto di esserci. Presenza inedita e certamente non trascurabile.
Negli ultimi giorni lo abbiamo accompagnato con la preghiera, chiedendo per lui, in comunione con papa Francesco, il conforto e la consolazione di Dio, e oggi, 31 dicembre 2022, con lo stesso silenzio e discrezione, papa Benedetto XVI, il primo Papa Emerito della storia, è ritornato alla casa del Padre.

Molti di lui scriveranno, e molti hanno già scritto, da parte nostra, come Editore cattolico, l’omaggio a un uomo che ha offerto la vita perché il Vangelo si facesse cultura, penetrasse la cultura e le desse uno specifico orizzonte.
Certamente ricordare papa Benedetto XVI è fare memoria di un gesto solenne e innovativo che ha creato un punto di non ritorno nella storia della Chiesa. Le sue dimissioni, annunciate l’11 febbraio del 2013, sono un inedito pesante che non lascia la storia identica a come l’ha trovata. Da quel giorno, ha detto lo stesso papa Francesco, «la porta è aperta», e la fragilità, la malattia, la coscienza possono segnare il passo anche a un pontefice.
Ma non è l’unico tra i gesti compiuti, forti, inediti e destabilizzanti… gesti segnati e quasi sicuramente nati dalla sofferenza di una Chiesa attraversata da divisioni e insoddisfazione, da una nuova evangelizzazione mai riuscita a essere davvero nuova. Come dimenticare i commenti all’ultima delle Via crucis presiedute da San Giovanni Paolo II? Come non ricordare la denuncia decisamente esplicita per una Chiesa troppo poco Chiesa, per quella sporcizia difficile da far emergere, per quel volto deturpato e tradito?

Oggi, e soprattutto domani, davanti a un papa teologo come Benedetto XVI si potranno fare molte analisi, si potrà discutere dei suoi silenzi e dei suoi interventi; si potrà citare il suo essere conservatore di un determinato pensiero teologico, si potrà contestare o sposare quel suo certo stile, a tratti un po’ distante, un po’ d’altri tempi; si potranno alzare scudi (cosa che già in molti hanno fatto), si potrà essere per lui o contro di lui… Ma se volessimo davvero raccogliere la sua eredità più preziosa forse potremmo fare memoria dell’uomo di fede, sacerdote e teologo che con grande onestà intellettuale da giovanissimo ha investito le sue migliori energie pur di dare fondamento alla fede in Gesù di Nazaret.
Oggi, vogliamo continuare a vederlo lì, a Roma, durante le sessioni del Concilio Vaticano II, giovane e intelligente teologo, innovatore e coraggioso esploratore di nuovi orizzonti teologici.
Vogliamo dire grazie al Padre per quella sua passione che ha permesso a molti di far ulteriori passi avanti, a volte anche andando oltre…
E siamo certi che oggi il pensiero su Dio, che pure quaggiù spesso divide e preoccupa, avrà lasciato il passo a Dio stesso, dischiudendo orizzonti ulteriormente inediti e aprendo squarci sulla nostra umanità. Prospettiva che le sue stesse ultime parole indicano: «Gesù ti amo».


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