Ceneri, digiuno, elemosina, preghiera, risurrezione... e poi? Dove ci porta la Quaresima? Quali passaggi interiori riesce ad attivare? Come Paoline abbiamo scelto di sintetizzare tutto in una frase, estremamente evocativa, ma anche decisamente concreta: «Dalla cenere la vita». Una frase che è cammino, provocazione, orizzonte.
La cenere, quella che per ogni cristiano riporta in direttissima alla Quaresima, e più precisamente al Mercoledì delle Ceneri, è ciò che la vita cosparge spesso sulle ferite; è ciò che resta dopo che un fuoco ha arso ogni cosa.
Spesso cenere fa rima con distrutto, con residuo, con consumato. Eppure i contadini, alla fine dell'inverno, spargono proprio la cenere sul terreno per offrire nuovo vigore alla terra. E poi si scopre che la cenere non è l'ultima parola: dalla cenere si risorge. La cenere conserva e cuoce ciò che custodisce.
E allora ci sembra opportuno, in tempi strani e un po' difficili, il proporre a ogni cristiano di riscoprire in ogni cosa scintille di vita sempre possibile, riscoprire di non arrendersi al difficile, di non accontentarsi del dovere, ma – ovunque e sempre – di riscattare la bellezza, la passione, la totalità con cui Colui che ci ama continua a riconsegnarci al mondo da amati.
Già... perché per un credente nel Dio di Gesù Cristo, la Quaresima non è null'altro se non il tempo – e il tempo per eccellenza – in cui lasciarsi raggiungere dalla verità dell'amore, lasciarsi stupire dalla radicalità del suo dono, lasciarsi disorientare – esatto, volevo dire proprio disorientare – da quel «fino in fondo» che la sua voglia di salvarci a ogni costo ha raggiunto: la morte.
Chiediamocelo: quante Quaresime abbiamo vissuto? Quanti propositi di digiuno e astinenza abbiamo fatto? E quanto siamo cambiati? Quanto la «morte di Dio» ci rende nuovi? Sì, lo so, starete borbottando: «Ma cosa c'entra la morte di Dio? Noi contempliamo la risurrezione!». No. Dobbiamo ammetterlo: spesso e volentieri spiritualizziamo tutto, rendiamo evanescente ogni cosa. Tutto ci commuove e nulla ci tocca. Pieghiamo la testa, uniamo le mani, ma poi le logiche di Dio ci restano estranee... e questa verità scomoda è sotto i nostri occhi. Emerge da qualsiasi poro del nostro vivere civile.
Agiamo rispetto all'incarnazione, passione, morte e risurrezione del Signore, quasi come di fronte a un triste documentario sui bambini denutriti: ci commuoviamo, ma le scelte che riempiono il nostro frigo o i nostri armadi fanno fatica a cambiare.
Dio si è incarnato, si è fatto prossimo, ha abbracciato il nostro peccato fino al punto da scendere per noi negli inferi pur di riconsegnarci tutti all'eternità... eppure noi continuiamo a distinguere, a farci proteggere dalle tante forme di sicurezza anche religiose...
Ma Dio è oltre... decisamente oltre.
Il Dio incarnato, con-crocifisso con noi e risorto, è decisamente oltre. Oltre tutto: oltre la vita, oltre la morte, oltre ciò che di lui abbiamo capito e scritto. Oltre le verità che abbiamo fissato e reso intoccabili.
Dio è oltre e rivela la sua pienezza nella storia, luogo privilegiato, in cui continua a raggiungerci, a rivelarsi alla nostra intelligenza, a chiederci spazio per entrare in noi e viverci... facendoci vivere nella pienezza delle nostre possibilità.
Esatto: pienezza! Non sacrificio. Non rinuncia. Ma pienezza. Di intelligenza, desiderio, affetti.
Gioia, non tristezza... Neppure in Quaresima.
Nel cuore di Dio, oltre la cenere c'è la vita: ed è a quella vita che il Padre buono desidera accompagnarci. Vita piena, risorta e non frustrata. Vita donata nella libertà dell'amore. Vita umanamente realizzata e capace di far brillare il mondo con scintille di umanità guarita, amata, redenta.
Allargare, dilatare, portare a compimento: è ciò che Dio in Gesù ha fatto.
È ciò che noi contempliamo nella Pasqua.
È ciò che Dio ci chiede di poter fare in noi.
Vi proponiamo allora di lasciarci prendere per mano e accompagnare nel cuore dell'anno liturgico, nel tempo più forte dell'anno, da don Paolo Scquizzato e dai suoi input, dalle sue provocazioni, dalle sue domande e da quel suo vivere Dio, offerto a noi perché possa diventare scintilla nel nostro cammino.
La scintilla non pretende mai di bastare a se stessa. Sa di essere ciò che qualcosa o qualcuno provoca in un determinato momento e che può rischiarare una porzione di mondo e di storia.
E così noi lo offriamo, in fraternità e condivisione, perché le sue pagine di fede condivisa possano spingere noi, ognuno di noi, oltre il già raggiunto, oltre l'inossidabile, perché ogni capolavoro ha sempre bisogno di essere levigato, e quindi anche ciò che Dio sta operando in noi.
E allora buona meditazione di queste pagine. E se qualcosa dovesse interrogarci profondamente, dopo aver pregato e meditato personalmente, si potrebbe creare uno scambio, un momento di approfondimento, e – perché no? – si potrebbe anche invitare don Paolo in parrocchia per ascoltarlo e confrontarsi insieme sulle vie inedite che Dio puntualmente sceglie di percorrere.
Il libro è disponibile anche in edizione economica.