Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

«In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo» (Mt 2, 2)

«Che siano una cosa sola». Il grande desiderio di Cristo ha accompagnato da sempre la comunità cristiana, nonostante tante divisioni e incomprensioni.

Le diverse confessioni cristiane da sempre hanno pregato per l’unità, ma è tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 che si delinea una modalità che più tardi assumerà la struttura attuale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che ben conosciamo e che si svolge, ogni anno, dal 18 al 25 gennaio.

Decisivo il contributo dell’Abate francese Paul-Irénée Couturier (1881 – 1953), che impresse una profonda evoluzione dello spirito di questa Settimana. P. Couturier intuisce, infatti, la necessità non tanto di un ritorno dei fratelli separati, quanto piuttosto l’urgenza della riconciliazione reciproca tra tutti i battezzati nella fede cristiana. Per questa sua profonda intuizione è considerato il padre dell’ecumenismo spirituale.
Il Card. Walter Kasper, in un intervento in occasione della Settimana di preghiera del 2008, ha citato il testamento spirituale di P. Couturier che parlava profeticamente di «un monastero invisibile, costituito da tutte quelle anime che … lo Spirito Santo ha reso capaci di avere una profonda comprensione della dolorosa divisione tra i cristiani».

Gli organi ecclesiali

Il filo rosso che sostiene tutte le iniziative ecumeniche, le riflessioni e i momenti di preghiera è quindi questo ecumenismo spirituale che si traduce in stima reciproca, in condivisioni senza prevaricazioni, in desiderio di arricchimento reciproco e, su queste basi, si muovono i grandi organismi che perseguono l’obiettivo dell’unità dei cristiani: il Consiglio Ecumenico delle Chiese, il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e il Centro Pro Unione. Questi organismi, a diverso titolo, elaborano di anno in anno i materiali prodotti come sussidio di riflessione e di preghiera per la Settimana durante la quale i cristiani di tutto il mondo, appartenenti a diverse tradizioni e confessioni, si riuniscono spiritualmente per pregare per l’unità della Chiesa.
Ogni anno il tema della Settimana è affidato a gruppi ecumenici che vivono in zone geografiche diverse e questa modalità permette di entrare in contatto con contesti diversi, ciascuno con contributi tradizionali e culturali di grande ricchezza. Negli ultimi anni, per ricordare i più recenti, ci sono stati contributi dei gruppi ecumenici della Germania, dei Caraibi, dell’Indonesia e di Malta.

Settimana di preghiera 2022

Il tema della Settimana di preghiera di quest’anno è stato affidato al Consiglio delle Chiese del Medio Oriente che ha sede a Beirut, in Libano. La scelta è caduta sul tema: «In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo» (Mt 2, 2) che richiama il viaggio di ricerca dei Magi.

Il Libano, celebrato dalla Bibbia, è una terra di antichissime tradizioni e di grande bellezza che sta attraversando tempi molto difficili a causa di numerosi e ricorrenti conflitti. «La storia del Medio Oriente - scrive il gruppo ecumenico che ha curato l’edizione 2022 – è marcata da conflitti e lotte, macchiata di sangue e oscurata da ingiustizia e oppressione … teatro di una serie di guerre e rivoluzioni sanguinose e terra di estremismo religioso». In questo contesto il cammino di ricerca dei Magi è presentato dal gruppo ecumenico delle Chiede del Medio Oriente come «sete di verità, di bontà e di bellezza dell’umanità … I cristiani del Medio Oriente offrono questo materiale per la Settimana di preghiera per l’unità consapevoli che il mondo condivide molti dei loro stessi travagli e delle difficoltà da loro sperimentate … La pandemia mondiale di COVID-19, la conseguente crisi economica e il fallimento delle strutture politiche, economiche e sociali che avrebbero dovuto proteggere i più deboli e vulnerabili, hanno evidenziato il desiderio profondo, a livello globale, che una luce brilli nell’oscurità». Il Vangelo che le chiese cristiane di tutte le confessioni sono chiamate ad annunciare e a testimoniare insieme richiede «l’impegno a difendere la dignità umana, soprattutto dei più poveri, dei più deboli e degli emarginati. Richiede alle chiese trasparenza e responsabilità nel porsi in relazione col mondo e gli uni con gli altri. Ciò significa che le chiese devono collaborare per dare sollievo agli afflitti, accogliere gli sfollati, alleviare chi è schiacciato dal peso della vita, e costruire una società giusta e onesta». È questa fraternità, questa solidarietà e questo impegno per la giustizia che le accomuna e che realizza quanto Gesù ha detto: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli» (Gv 13,34-35).
Al di là delle questioni teologiche e di interpretazione del dogma, le chiese cristiane si ritrovano in questo impegno di carità, di solidarietà e di coraggio nel denunciare l’ingiustizia delle guerre e di tutte le forme di violenza; nel combattere le disuguaglianze e lo sfruttamento nelle sue forme più diverse. Tutte le chiese cristiane si riconoscono in questo impegno di incarnare qui e oggi il messaggio che le identifica: quello delle Beatitudini.

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