Siria

La voce ai cristiani

Siria. Se ne parla da tanto, se ne parla tanto... e il più delle volte quando l'Occidente riaccende i riflettori ci mostra scene cruenti, laceranti, fatte di morte, violenza, distruzione. Quando come Paoline abbiamo comunicato la nostra scelta di portare alla luce un testo sulla Siria, oggi, nel 2019, qualcuno ha commentato: è tardi. L'argomento ormai è vecchio. Ma a noi non sembra. Troppo ancora tace. Troppo ancora non è compreso fino in fondo.

Parlare di Siria significa bruciarsi le mani. E forse per questo sarebbe più facile tacere. Perché quello che è accaduto in questi ultimi anni – terribili per quella terra e per i suoi abitanti – non ha un solo colore, non è di chiara e certa derivazione, non ha una sola causa e un solo carnefice. Troppa distruzione, troppi interessi in gioco quando si parla di Siria; troppi chiaro-scuri che rendono ogni verità difficile da decifrare.

Parlare di Siria significa bruciarsi le mani, maignorare la Siria significa bruciarsi la coscienza. E il perché è sotto i nostri occhi anche quando parliamo di migrazioni, di rifugiati, di richiedenti asilo, di armi, di pace, di Medio Oriente, di terrorismo. Ma ignorarla significa anche tradire la voce di quei fratelli e sorelle che, da cristiani, vivono in terre difficili da minoranza; cristiani per i quali preghiamo. Cristiani che, guardando le cose dal di dentro di una semplice quotidianità, si schierano, lottano, difendono quei valori in cui credono.

È per questo che quando Fulvio Scaglione ci ha proposto di costruire insieme e pubblicare un testo che desse voce ai cristiani di Siria, abbiamo creduto importante metterci in gioco. Non con la pretesa di soluzioni facili e inappellabili. Ma con la coscienza di dare vita e voce a voci non ascoltate, silenziate, scomode, non allineate. Scomode come molti testimoni la cui opinione l'Occidente in questi anni non ha gradito. Scomode perché testimoni di uno spaccato di vita politica vissuta da ognuno in prima persona. E forse proprio per questo non sempre oggettive. Come d'altra parte poco oggettivo può essere chi da lontano stabilisce il giusto e lo sbagliato.

Questa la genesi e il perché di un libro duro, diretto, capace di far entrare il lettore nella complessità di ciò che accade in Siria e nel Medio Oriente in genere. Quello di cui queste pagine sono testimoni, e che affidano all'intelligenza del lettore, è una denuncia, non mascherata, di sofferenze inflitte a non-colpevoli, di missili e bombe esplosi su innocenti, di interessi economici altissimi in forza dei quali vengono piegate intere popolazioni e manipolati continenti.
Non si tratta di decidere da che parte stare, perché in guerra, responsabilità e compromessi li si trova ovunque: con Assad e contro Assad.
Si tratta di scoprire che non c'è un bianco e nero, ma in Siria le sfumature sono infinite e le informazioni che ci arrivano, da tutte le parti, sono parti di un tutto che spesso sfugge.
Si tratta di credere che un futuro per la Siria e per le sue popolazioni è possibile, lo si sta costruendo, oltre Assad... lo stanno costruendo proprio i nostri fratelli e sorelle nella fede... lo stanno edificando facendo leva su quei nostri stessi valori che attingiamo dal Vangelo e che strenuamente difendiamo contro tutti e contro tutto.

Si tratta di metterci per un attimo nei panni di chi il «doppio» di ogni situazione lo ha vissuto sulla propria pelle e oggi è testimone autorevole di qualcosa di nuovo che da quelle macerie può ancora rinascere: qualcosa che ancora forse non si vede.
Si tratta di conoscere e ascoltare, con rispetto e senza pretesa alcuna, l'esperienza e il dolore di chi ogni giorno spera che dalla guerra si possa uscire, che nella guerra non sia morta l'umanità, che la guerra non abbia fatto dimenticare all'occidente cristiano il volto e la voce dei suoi fratelli, nelle cui mani è custodito il segreto dell'incontro tra popoli e mondi diversi e dalla cui storia è nata la cristianità.

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