E state insieme, ma non troppo vicini

Misericordia in pillole

"E state insieme, ma non troppo vicini" (Khalil Gibran).

E' una constatazione infallibile,
la prima espressa dal Dio eterno all'inizio del tempo
sull'identità e sulla vocazione umana:
la comunione, la relazionalità, lo stare insieme:
"Non è bene che l'uomo sia solo" (Gen 2,18).
Gli isolati, gli eremiti sono sempre stati
e sono ancora una estrema minoranza.
E anch'essi in alcuni momenti
o per specifici motivi hanno bisogno di un altro/a.
Stare insieme – vocazione umana indelebile –
è comunque impegnativo.
E può essere, anzi dovrebbe essere,
diciamolo pure, decisamente bello.
Non è forse stato creato a somiglianza di Dio?
E Dio è Trinità! Comunione piena di persone,
assolutamente distinte l'una dall'altra.
Lo stare insieme esige il riconoscimento dell'altro
come altro distinto da sé, diverso,
da rispettarsi in tutta la sua identità,
ma non incompatibile per la comunione.
Stare insieme è vivere e lavorare a favore del tutto
o del bene di tutti.
L'autore commenta: "le colonne del tempio stanno separate,
la quercia e il cipresso non crescono mai l'una all'ombra dell'altro".
Ma mutuamente relazionanti, collaboratori;
mai schiavi, mai succubi, mai plagiati.
Ogni colonna è necessaria.
Ogni pianta copre con la propria ombra.
Produce il suo frutto.
Ogni persona che costituisce la comunità
– la famiglia, la città, l'impresa –
ha il suo 'posto', i suoi 'doveri'.
Non possono essere ostacolati...

Pensiero di Khalil Gibran, in: Rimanete nel mio amore, Paoline, e commento di Biancarosa Magliano.

 


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