"Fascia le ferite dell'amore con il perdono" (David Shell).
Amore e amicizia.
Due virtualità e, nel contempo,
due precise esigenze umane di relazionalità
presenti in tutti e ovunque,
in qualsiasi parte del globo esista una creatura relazionale.
Sono caratteristiche non certamente evanescenti,
ma identitarie: identificano ogni persona umana,
perché ognuna è nata in forza del soffio d'amore
di quel Dio che è amore.
Per questo quando l'uno o l'altra viene meno
nella persona con cui ci si relaziona, ci si sente traditi;
una parte, anche piccola, ma importante di sé
si dissolve, non c'è più.
E allora urge fare i conti con il vuoto d'affetto che rimane.
Il tutto diventa più difficile da elaborare.
Ci si sente feriti, sconfitti.
Nessuna soluzione, dunque?
No! Esiste la soluzione più solida,
più matura e più maturante. Ce la indicò Gesù.
A Pietro che gli poneva la domanda:
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me,
quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte? ».
Gesù rispose: «Non ti dico fino a sette volte,
ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,21-22).
Lo avrebbe fatto anch'Egli più tardi
dall'alto di una croce, carico di ferite!
Pensiero di David Shell, in: Mettiamoci una pietra sopra, Paoline, commento di Biancarosa Magliano