La mitezza

Misericordia in pillole

"La mitezza nega ogni arroganza" (Rocco Quaglia).

"La luce conta più del buio: il bene vale più del male"
e la mitezza nega, esclude, stronca il passo ad ogni arroganza.
Mitezza e arroganza si escludono a vicenda.
Se esistessero nella stessa persona, in quanto si è miti e comprensivi
nei propri confronti e arroganti verso il prossimo, sarebbe tutta un'altra cosa:
la mitezza, la pazienza verso di sé e l'alterigia verso l'altro
sarebbero l'una e l'altra un visibile, antipatico, insopportabile vizio.
Un autentico fallimento tanto della vita personale
come di quella relazionale. Salterebbe ogni tentativo di dialogo.

La mitezza è la sintesi tra amore e comprensione,
tra la spinta ad agire in favore dell'altro
e la valutazione delle diverse situazioni
in cui è possibile imbattersi
e che devono essere gestite con prudenza e obiettività.
Mitezza non è quel buonismo che tutto scusa,
anche ciò che deve essere affrontato con coraggio,
pazienza e sano spirito di sopportazione.
Mitezza non è timidezza; è dolcezza, soavità di linguaggio;
è attesa paziente e cuore longanime.

E' l'ambiente esigito dal dialogo.
"Per dialogare è necessaria la Mitezza": lo disse papa Francesco
il 24.01 2014 nella sua nell'omelia a Santa Marta.

  Pensiero di Rocco Quaglia, in: Vivere la benevolenza, Paoline, commento di Biancarosa Magliano

Vivere la benevolenza

L'autore ci offre una puntuale riflessione sul sentimento della benevolenza analizzato attraverso la lettura, in chiave psicologica, di alcuni brani evangelici e nei rapporti sociali. Dopo aver analizzato gli altri otto «gusti» del frutto dello Spirito Santo (cfr. Gal 5,22), dimostra che il quinto «gusto», la Benevolenza, è una disposizione d'animo capace di «sentire il bene» che è insito nelle cose e nelle persone.


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