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Gesù non condanna né il denaro né il possesso di beni. 
A Gesù sul Calvario 'tolgono una tunica inconsutile'. 
Egli amava 'vestirsi abbastanza bene', scrive un commentatore. 
Il denaro ha un suo fascino. 
Nella organizzazione economica e sociale 
della comunità umana ha un suo valore intrinseco. 
E' da condannarsi quando diventa un valore assoluto; 
quando è considerato una difesa contro l'insignificanza: 
si ama avere il portafoglio gonfio per apparire 'grandi'. 
In questo caso distrugge la fraternità, favorisce la violenza; 
crea 'gerarchie'; propone la valenza delle 'sacre leggi del mercato'. 
Il denaro, ben gestito, può aiutare a 'mettersi insieme' 
e 'insieme' produrre qualcosa di dignitoso e utile, 
insieme costruire un'economia fondata sulla solidarietà e non sul profitto. 
Zaccheo, per sentirsi in sintonia con il pensiero di Gesù, 
offre la metà dei suoi averi ai poveri, e si ripropone di riparare 
le ingiustizie commesse (cf. Lc 19,1-10). 
Gesù non impone e neppure consiglia il distacco totale; 
condanna la cupidigia con una motivazione esplicita: 
"Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, 
perché se anche uno è nell'abbondanza, 
la sua vita non dipende da ciò che egli possiede" (Lc 12,15).
Pensiero di Felice Scalia, in: La misericordia si è fatta tenerezza, Paoline, e commento di Biancarosa Magliano