Papa Francesco, in una delle prime omelie da Sommo Pontefice,
nella festa di san Giuseppe del 2013, disse tra l'altro:
"Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza...
Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!".
E Dio, il cui amore ha anche il volto della tenerezza, ed è infinito,
ha avuto e ha compassione del peccatore e lo perdona.
Ha avuto e ha apertura verso il debole; ha il potere di infondergli coraggio.
Secoli or sono il profeta Isaia scriveva:
"Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati (Is 66,12-13).
Gesù di fronte a ogni situazione di fragilità non verificava mai
se chi chiedeva pietà, meritasse o no il suo aiuto.
Ma il loro –del Padre e del Figlio fattosi uomo - divino comune amore nei nostri confronti, è esigente.
Chiede a noi di amare come essi amano. Ci chiede di costruire legami di fratellanza;
vuole che ci sentiamo appassionati per la vita dell'altro e che viviamo in comunione tra noi.
Dio ci chiama ad essere gli uni custodi della vita degli altri.
E in uno stile abbellito e alleggerito dalla tenerezza.

Pensiero di Felice Scalia, in: La misericordia si è fatta tenerezza, Paoline, e commento di Biancarosa Magliano