Testimoni di grazia

Incontro con gli ultimi miracolati italiani di Lourdes

Lourdes porta con sé la bellezza dell'incontro con Maria ma anche con uomini e donne della porta accanto che hanno fatto del loro miracolo un dono per sé e per gli altri, con grande umiltà. Fabio Bolzetta, conduttore e giornalista di TV2000, ha incontrato gli ultimi 5 miracolati italiani. Dalle loro straordinarie storie emergono fede e speranza.

Parlare di miracoli può suscitare fascino e perplessità, fede e mistero, attrazione e dolore, speranza e interrogativi. Ognuno di noi ha un modo diverso di rapportarsi – o non rapportarsi – con questa carezza di un Dio che si fa tanto vicino da essere straordinariamente visibile e concreto. Ogni storia di miracolo merita di essere avvicinata in punta di piedi, con attenzione e rispetto, perché porta con sé il racconto di un incontro intimo e forte tra una persona, con tutto il suo carico di vita, e la Trinità trascendente che si abbassa fino a toccarla.
È con questa delicatezza che l'autore, Fabio Bolzetta, volto noto di TV2000, si accosta ai protagonisti di questo libro: Vittorio Micheli, Delizia Cirolli, Anna Santaniello, Suor Luigina Traverso, Danila Castelli – gli ultimi cinque miracolati italiani a Lourdes (degli 8 riconosciuti ufficialmente) – e Suor Bernadette Moriau, francese, il cui miracolo è stato l'ultimo ad essere dichiarato il giorno 11 febbraio 2018.

L'altra grande protagonista di questo testo, silenziosa e nascosta, come nel suo stile, è proprio la Madonna, che accoglie i pellegrini in un luogo tanto caro ai cristiani di tutti il mondo da quando la "Signora vestita di bianco" apparve per la prima volta a Bernadette Soubirous, l'11 febbraio 1858. Discreta appare al lettore la sua figura, non si impone, e nelle parole di tutti i testimoni è colei che accompagna, invita alla preghiera profonda e indica suo figlio Gesù come colui che solo può guarire tutte le ferite. Nei suoi riguardi Bolzetta è riuscito a dipingere, con giusta dolcezza e riserbo, un ritratto che ne mostra la premurosa maternità senza farne oggetto di idolatrico attaccamento.

Elementi ricorrenti

Quello che personalmente mi ha colpito di più è stato l'incontrare, dietro alle parole scritte, uomini e donne della porta accanto che hanno fatto del loro miracolo un dono per sé e per gli altri, con grande umiltà. Sembra facile parlare di Lourdes perché è una realtà molto conosciuta e amata, ma proprio per questo il rischio è a volte di ripete, banalizzare e così "svuotare" il mistero. Nelle parole di questi testimoni emerge invece tutta la responsabilità di essere destinatari di una tale e quasi "immeritata" grazia.

A mio parere in tutte le esperienze ricorrono tre elementi che interrogano e lasciano a chi legge il desiderio di riflettere e di pregare:

  • Nessuno ha chiesto la guarigione per sé. Sembra un ritornello, ma tutti coloro che incontriamo nelle pagine lo sottolineano. C’è chi ha chiesto la grazia di portare con fede la propria condizione, chi ha chiesto la guarigione interiore di altri.
  • Chi guarisce si mette subito a servizio. Nei racconti di coloro che hanno potuto alzarsi e camminare sulle proprie gambe, emerge immediatamente che chi era malato aiuta gli altri malati. Dopo il miracolo, tutti sono tornati per tanti anni da volontari e diversi di loro hanno intrapreso carriere legare alla medicina.
  • Tutti si chiedono: perché a me? Aspetto davvero interessante. Nessuno ha vissuto con leggerezza questo momento.

Scrive, tra gli altri, Danila Castelli: «Durante il viaggio di ritorno poi, un po' ci siamo spaventati, perché... come affronti un miracolo? Ho capito che il miracolo è pesante da portare, è una grossa responsabilità. Io che sono stata miracolata – non riesco a trovare un altro vocabolo; ci siamo messi con il vescovo ma non ci siamo riusciti – ho imparato che esistono dei luoghi dove il Signore si fa più visibile. Anche nella mia guarigione, io sono soltanto un segno. Noi abbiamo degli occhi umani. Abbiamo bisogno di vedere la sua bellezza, la sua misericordia, la sua bontà».

Un luogo speciale per volontari e malati

Ma Lourdes ha un grosso valore non solo per chi ha ricevuto un miracolo o vive l'incontro con Maria da pellegrino, ma anche per chi la vive da un'altra prospettiva. Interessante è ascoltare le voci di chi vive l'esperienza da volontario – come i presidenti dell'Unitalsi e dell'Oftal – da vescovo, da parroco della parrocchia, da nipote di Bernadette e anche da chi semplicemente recita il rosario trasmesso tutti i giorni in tv dalla grotta.

Il dottor Alessandro de Franciscis, presidente del Bureau des Constatations Médicales, rappresenta, con le sue parole, quello che si respira al santuario e nel libro, cioè un buon incontro tra fede e scienza, tra umano e divino: «Lourdes è anzitutto miracolo. È uno spazio di fede, luogo cattolico ma aperto a tutti... È uno spazio di grande libertà. Sin da quando facevo il barelliere, penso a Lourdes come a un grande palcoscenico in cui a tutti è dato di esprimersi liberamente. Per esempio, perché le persone che si occupano di ricerca medica sono così intrigate da Lourdes? È come se qui cadessero quegli elementi che fanno da velo, che impediscono di riconoscere gli altri. In questo luogo il malato che non torna guarito dalla malattia riparte come persona che ha ritrovato se stessa. Lourdes apre a una libertà che, evidentemente, nella vita di tutti i giorni non si trova... Qui le persone con ridotta capacità si sentono uguali alle altre. Qui c'è uno spazio di autonomia unico».

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