“Pane al pane” è più di un titolo: è uno stile di vita per fra Alberto Maggi, frate, biblista e voce libera del Vangelo. In questo libro-intervista, scritto da Vincenzo Varagona, la sua storia – tra ironia, fede e coraggio – attraversa un’intera vita, dalla giovinezza ribelle all’incontro con Dio sotto il cielo stellato di Padova, fino alla nascita del Centro Studi Biblici di Montefano. Un ritratto autentico di chi sceglie la verità senza maschere, l’amore senza giudizio e la fede come esperienza di libertà.
Pane al pane, ovvero, “chiamare le cose con il loro nome, dire la verità in modo schietto e franco, senza ambiguità, con la massima chiarezza nel parlare, senza tanti giri di parole”.
Sarebbe una virtù, ma in determinati ambienti non sempre è così. Molto più spesso prevale l’arte della diplomazia, del dire e non dire, far capire senza dire, e così via.
Fra Alberto Maggi nella vita ha visto di tutto, ma soprattutto, ha vissuto di tutto. Dalla nascita, alla fine della seconda guerra mondiale, in una famiglia decisamente non religiosa, ma - afferma - che mi ha insegnato tutto, perché c’è sempre stato amore. Educato al gusto del bello, perché il padre nell’orfanotrofio era stato estratto a sorte per fare il sarto e aveva imparato a farlo bene. Alberto nasce come modello, fa sfilate, vince premi. Una cosa che sognerebbe il padre non riesce a fare: il pugile, perché preferisce il ballerino. Ci prova, con la boxe, tuttavvia e questo tentativo gli varrà, un giorno, l’amicizia di Nino Benvenuti. A scuola non è il massimo, anzi. Gli arriva anche un due in condotta, dal quale tuttavia, riesce a riprendersi. Ne fa di tutti i colori, ma i genitori non drammatizzano.
Poi, arriva il momento del militare: Car a Palermo, poi a Padova. Lì, una notte, attraverso il cielo stellato, ne rimane conquistato. Se c’è Qualcuno in grado di generare tanta bellezza, promette, gli dedicherò la mia vita. È uno choc per tutti. Alberto aveva un lavoro, nel Comune di Ancona, era arrivato a diventare segretario del sindaco. Aveva due fidanzate perché una non gli bastava. Cambia rotta. Decide di farsi frate, sceglie una congregazione che ha ben sette fondatori, i Servi di Maria. Siccome ha una pessima fama, nessuno crede che davvero possa diventare frate, non trova spazi per formarsi. Anche in convento il suo spirito libero si scontra con regole e tradizioni. Così va a Granada, dai gesuiti, accolto dal biblista Juan Mateos, esperienza che conferma la sua vocazione e il suo amore per la Scrittura. Sta bene, è a contatto con riferimenti importanti.
Quando, tuttavia, si sta segnando il suo destino, ecco che i Servi di Maria lo richiamano in Italia e lui, che pensava di rimanere a Granada, non solo torna a casa, ma si porta dietro un giovane aspirante gesuita, tale Ricardo Pérez Márquez, che oggi è il suo Priore Provinciale. Con Pérez - così lo chiama - apre il Centro Studi biblici Giovanni Vannucci, dedicato a uno dei suoi maestri. Nel rudere servita di Montefano - che gli viene affidato per scoraggiarlo - crea una realtà oggi conosciuta un po’ ovunque, mèta di migliaia di persone, richiamate dai suoi incontri di divulgazione biblica, molto popolari, ma anche da uno stile di accoglienza, fiducia, soprattutto dalla dimostrazione tangibile di quell’amore di Dio che non giudica, previene i bisogni e non ama per i meriti delle persone, ma per i loro bisogni e quindi è per tutti.
Certo, commenta nella sua prefazione il card. Matteo Zuppi, padre Alberto non è condiviso e amato da tutti, ma - aggiungiamo noi - questo sembra essere un merito, più che una criticità, anche perché pure l’adesione autentica e totale al Vangelo non sembra essere per tutti. Pane al pane ritorna prepotentemente, in questa logica. Oltre alle frequentazioni del Centro si segnalano i tanti best seller che padre Alberto sforna, ogni pochi mesi: ricordiamo in particolare Chi non muore si rivede, con cui ha pubblicato il diario esilarante e commovente del ricovero di tre mesi dopo una dissezione aortica. Un libro da vendere in farmacia, dicono i medici “rianimati” dalla sua permanenza in ospedale. Il rianimato che rianima il personale sanitario e i ricoverati.
Tutto questo nelle 168 pagine del libro intervista che celebra una storia lunga al momento 80 anni e i 30 anni del Centro biblico di Montefano. Presentazione di Massimo Orlandi, cofondatore della Fraternità di Romena e postfazione di Ricardo Pérez Márquez, confratello di padre Alberto, oggi anche suo Priore.
Vincenzo Varagona