Angelica: una storia di speranza

È una strana sensazione, ma reale. Leggere la storia di Angelica è farsi accarezzare, baciare, abbracciare da una «presenza», quella di Dio, che ha avvolto con tutta la sua delicatezza questa ragazza forte, un po' come le vergini martiri e le testimoni della prima Chiesa che, davanti alle belve feroci, non hanno traballato.

Angelica si ripresenta a noi in tutta la sua bellezza trasfigurata, passata certamente tra sconforti e cedimenti, ma mai sottoposta all'abbandono di quel Dio che l'ha chiamata alla vita, l'ha guidata passo passo nella crescita e l'ha preparata, come giovanissima discepola, per il banchetto e le nozze eterne.

Ci sono tre cose che mi colpiscono dello scritto. Anzitutto la sua disposizione ad accogliere la verità della vita. Non è una donna malata. È una donna che lotta. E questo ci fa bene pensarlo, oggi, tempo nel quale ciascuno di noi può perdersi, dimenticarsi, sparire e imboscarsi. Angelica torna alla parola di Dio che fa sua, scrive sui biglietti, negli sms, fa parlare nella sua vicenda. Ed è proprio lei a chiedere, a chi l'ha conosciuta e amata (la sua famiglia prima di tutto), ma anche a chi, come me, la conosce in questo testo, di non buttare la vita.

Un secondo tratto straordinario lo percepisco nel suo essere testimone di speranza. Fa pensare che lo sia una ragazza che vede diminuire i suoi sogni, i suoi desideri più profondi e autentici, giorno dopo giorno. Anche se la malattia la faceva tornare «punto a capo» e se la situazione non migliorava, Angelica ha saputo mantenere viva in sé la speranza.

Coloro che sono malati hanno bisogno di speranza, ma in questo caso, come spesso succede, era lei a dispensarla. Infine, credo sia l'eredità più preziosa, il testo consegna un'Angelica capace di rileggere, con gli occhi della fede, aggrappata al Dio della vita, la sua esistenza. Tutta quanta, sofferenza e morte comprese. Non è scontato inforcare le lenti della fede, sentirsi amati e spandere amore. Ma se questo succede, come in questa storia, allora la vita prende una direzione tutta particolare. È come se la persona, nella sua estrema fragilità e nel totale bisogno, avesse forze e parole per gli altri, invitasse tutti quanti a non preoccuparsi.

Dio aiuta, non c'è dubbio, e la serie di giovani santi che io sto conoscendo – doni che sono da valorizzare sugli altari, nelle nostre case e piazze, con testi e fotografie – mi stanno insegnando che soprattutto i giovani sentono il bisogno di vedere, toccare con mano, ascoltare con il cuore la storia di una ragazza, di un giovane come Gianluca Firetti o Samuele Bonetti che io ho avuto modo di conoscere, che possono gridare a squarciagola, pur nell'apparente distrazione di oggi, che la vita è veramente un dono e vale la pena di viverla, fino in fondo. Se sono i giovani a dirlo si aprono porte e finestre e io, con la sua forza straordinaria, passa ancora e vivifica, rinvigorisce, fa sorridere, ridona speranza. Questo ci ha raccontato Angelica nei suoi diciannove anni. Questo ci dice ancora. Là dove vede come Dio ha dato luce al primo bacio. Lo stesso che anche noi, pur con qualche lacrima, attendiamo sulla guancia.

Da: don Marco D'Agostino, Rettore del Seminario di Cremona, Prefazione al libro Vivere a colori, di Cristian Bonaldi, Paoline.

Vivere a colori

Questo il titolo della biografia di Angelica Tiraboschi, nata a Treviglio il 22 novembre 1995 e morta il 29 agosto 2015, a diciannove anni, dopo quattordici mesi di lotta contro un cancro al seno, combattuta con grande fede. Giovane dalla forte personalità, apparentemente simile a tante sue coetanee, alimenta il rapporto con Dio mediante la preghiera, la meditazione e l'appartenenza al movimento del Rinnovamento nello Spirito.

Il progetto di un libro su Angelica prende forma subito dopo la sua morte. Molte persone, affascinate dalla sua vicenda, desiderano conoscerne la storia e come ha fatto a vivere e a morire con intensità disarmante. Il volume riporta le testimonianze e i ricordi di chi l'ha avvicinata e ha potuto constatare il suo abbandono incondizionato alla volontà di Dio.

Arricchiscono la pubblicazione riflessioni e preghiere di: don Davide Banzato, cardinal Angelo Comastri, Paolo Curtaz, padre Enzo Fortunato, Tiziana Lupi, Salvatore Martinez, padre Franco Mosconi, monsignor Pierangelo Sequeri...

«E quando i giorni di pioggia saranno finiti, vedrai che il tuo arcobaleno avrà dei colori bellissimi. Alcuni addii non sono per sempre, non sono la fine; semplicemente significano: "Mi mancherai finché non ci incontreremo di nuovo". In questo mondo nulla accade per caso; tutto è un disegno di Dio. Quindi un bel giorno tutto avrà un senso. Abbi fede!» (Angelica Tiraboschi).


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