Che volto ha la misericordia? Da cosa si può riconoscere in misericordioso? Come si può trovare la forza per perdonare un carnefice? Come un martire può riuscire a perdonare il suo persecutore? La storia di don Ernest Simoni, che papa Francesco nomina cardinale nel concistoro del 19 novembre 2016, è la dimostrazione vivente che rispondere alla violenza con il perdono è possibile... anche oggi!
"Quando il Papa lo ha abbracciato, e quando ha pianto di fronte a lui e a mille persone, nella Cattedrale di Tirana, senza contare tutti quelli che seguivano la scena attraverso i media, chissà a cosa avrà pensato, don Ernest Simoni. Chissà quale dei suoi 11.107 giorni di prigionia e lavori forzati gli sarà venuto in mente per primo".
Così Mimmo Muolo, vaticanista di Avvenire e autore del libro Don Ernest Simoni – Dai lavori forzati all'incontro con Francesco (Paoline 2016) - inizia il racconto della vita di questo straordinario sacerdote albanese, capace di far commuovere fino alle lacrime lo stesso papa Francesco, quando il 21 settembre 2014 si recò in visita a Tirana.
L'autore era lì e fu testimone oculare di quel toccante incontro. E proprio da quell'esperienza, dalle lacrime del Pontefice, dalla storia fuor del comune dell'anziano protagonista, l'ultimo sacerdote ancora vivente tra quelli perseguitati dal sanguinoso e spietato regime comunista di Enver Hoxha, è nata l'idea di questo libro. Una biografia, certo. Ma soprattutto una vicenda dello spirito narrata sullo sfondo dell'affresco di un'epoca dolorosa che ha coinvolto l'intera nazione albanese. "Quello che avvenne in Albania il mondo non lo aveva ancora visto", disse nel 1993 san Giovanni Paolo II, visitando per la prima volta Tirana, qualche anno dopo la fine della dittatura. Don Ernest è la personificazione di quelle parole, avendo sperimentato sulla sua pelle tutto ciò che i comunisti fecero alla Chiesa cattolica e ai sacerdoti durante un cinquantennio. "Nel lungo tempo della tirannide – annota Muolo nel suo libro – non sapevi mai se svegliarsi la mattina era una benedizione del cielo o una nuova infinita condanna". Don Simoni con le sue sofferenze ha saputo sciogliere questo dilemma e trasformare i suoi quasi 28 anni di lavori forzati in una eccezionale e feconda maniera di annunciare il Vangelo.
L'arresto in chiesa, la notte di Natale del 1963, la condanna a morte, poi commutata in un primo momento a 25 anni di lavori forzati (nel settore edilizio e in miniera), quindi il solo apparente sconto di pena dopo 18 anni – cui si aggiungono gli altri 10 trascorsi a lavorare (ovviamente sotto costrizione) nelle fogne di Scutari – sono solo una parte della vicenda narrata nel libro. Dietro a tutto ci sono le torture psicologiche, non meno alienanti e dolorose di quelle fisiche, le angherie, spesso le lusinghe nel tentativo di corromperlo. Tutte cose che hanno lasciato un segno indelebile nella vita del sacerdote, ma non gli hanno impedito di essere di conforto per i suoi compagni di sventura e di offrire a Dio ciò che i suoi persecutori gli infliggevano. In un certo senso, anzi, ha fatto il "parroco" tutti i giorni, anche in miniera, anche nelle fogne, per non parlare dei periodi trascorsi a casa, dove – con spregio del pericolo, suo e della famiglia – riceveva nottetempo coloro che volevano sacramenti e consigli.
"Di lui, esemplare nella sua fedeltà a Gesù – scrive nella prefazione al volume, il suo arcivescovo, Angelo Massafra, che è a capo della diocesi di Scutari-Pult ed è presidente della Conferenza episcopale albanese –, il lettore potrà apprezzare l'indefettibile forza di volontà, la capacità di pregare e di essere vicino agli altri e l'estrema umiltà. 'Io non ho fatto niente. È tutto merito di Dio', suole ripetere quando ripercorre la sua vita e i miracoli che ritiene di aver ricevuto dal Signore".
In un tempo che, come più volte ripete papa Francesco, conosce un numero di martiri superiore a quello dei primi secoli del cristianesimo e nell'Anno Santo della Misericordia, questo libro assume un duplice valore di attualità. Da un lato riporta in primo piano la vicenda dei martiri albanesi, nella cui storia si può leggere in controluce il sacrificio dei tanti cristiani perseguitati e uccisi ai nostri giorni; dall'altra ci fa capire che chi ha veramente sofferto per Cristo è disposto a perdonare persino i suoi carnefici.
Don Ernest si iscrive proprio nella grande schiera dei misericordiosi. E anche per questo la sua vicenda personale commuove. Non solo Francesco, ma anche i semplici lettori.
Dal lavori forzati del regime comunista albanese all'abbraccio con Papa Francesco, una storia di persecuzioni e di umiliazioni che non hanno fiaccato lo spirito sacerdotale di don Simoni e ne fanno un esempio di perdono e misericordia.