Teresilla

Una suora tra le grate

Chi è Teresilla? E perché parlare di lei come di una suora tra le sbarre? Aveva preso sul serio il Vangelo della guarigione e della riconciliazione; credeva che ogni vita potesse in qualche modo riscattarsi da qualsiasi ferita... e allora aveva deciso di essere strumento di questa rivoluzione della misericordia. Come? Scopriamolo...

Per la maggior parte delle persone, suor Teresilla resterà per sempre la «suora dei misteri» del caso Moro, così infatti l'hanno chiamata i giornalisti negli anni '90, a proposito del memoriale di Morucci consegnato all'allora presidente della Repubblica sulla ricostruzione del caso del politico. Di sicuro era una suora sui generis, ma di «misteri intorno a lei non ce n'erano», come testimonia lo stesso Valerio Morucci, tra i fondatori della colonna romana delle Brigate Rosse e uno degli autori della strage di via Fani.

Suor Teresilla e le Brigate Rosse

Pare strano che a parlare della vita di suor Teresilla sia un brigatista, ma queste sono le persone che l'hanno conosciuta bene e che lei frequentava «per vocazione», come gli ex presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Francesco Cossiga; Valerio Fioravanti, fondatore dei Nuclei Armati Rivoluzionari; monsignor Guerino Di Tora, direttore della Caritas di Roma, e molti altri. È stata amica e confidente, con estremo riserbo, di terroristi e, contemporaneamente, dei familiari delle loro vittime. Era, infatti, «una caparbia sostenitrice della possibilità di riscatto del genere umano, una instancabile credente nella misericordia di Dio, una persona capace di portare su di sé la sofferenza di quanti incontrava», scrive Annachiara Valle, autrice di una sua biografia. Suora tenace che aveva trovato il suo senso e il suo scopo nella missione delle Serve di Maria Riparatrici, tra le quali aveva emesso la sua Professione Perpetua a 23 anni.

Chi è Teresilla?

Nata a Bagaladi (Reggio Calabria) il primo agosto del 1943, Teresilla è morta a Roma, la notte tra il 22 e il 23 ottobre, investita da un'auto, mentre si recava in pellegrinaggio, a piedi, al Santuario del Divino Amore. «Il pellegrinaggio del sabato sera», appunta la stessa Teresilla in uno dei suoi tanti quaderni, «è la preghiera nella notte fonda con le stelle e la luna che sembra che camminano con noi. Questa preghiera ci carica di una forza nuova e ci aiuta ad affrontare le inevitabili difficoltà che ogni giorno incontriamo (...). Ad ogni pellegrinaggio, per me chiedo la grazia di farmi santa, è la difficoltà più grande di una religiosa. Poi, vivendo nel sociale, porto con me ogni notte tutte le sofferenze fisiche e morali dei detenuti che in carcere pagano il loro debito con la società, le sofferenze fisiche cariche di solitudine dei malati che assisto quotidianamente e alla Madonna del Divino Amore affido gli uni e gli altri».

Ha conseguito il diploma di infermiera presso l'ospedale San Giovanni-Addolorata, e qui è rimasta, come semplice infermiera (anche se gli studi le avrebbero consentito di diventare caposala) per stare vicina alla gente comune. Per lei non c'erano poveri o ricchi, persone simpatiche o meno simpatiche, chiunque si affidasse alle sue cure poteva star sicuro che avrebbe avuto una compagna di viaggio affidabile e attenta nella propria malattia; questo lo sapevano bene i malati, e anche i colleghi, con cui divideva con generosità e senza mai lamentarsi i turni in corsia. L'ospedale è stato il punto di partenza per arrivare al carcere dove, fin da novizia, aveva chiesto di poter prestare servizio. Le malattie fisiche e spirituali stavano sullo stesso piano per lei. Portava il carcere in ospedale e l'ospedale in carcere. Dove c'era sofferenza cercava di porre rimedio.

Negli Anni di Piombo... una luce

Le sue giornate, con il nuovo impegno del carcere, iniziano così a diventare interminabilmente lunghe e, nonostante il suo impegno in ospedale le occupi molte ore della giornata, riesce sempre a trovare il tempo per i «suoi» detenuti. In questo modo finisce per trovarsi a contatto con i protagonisti di una stagione particolarmente buia della nostra storia d'Italia, ma per lei queste persone, autrici di stragi e omicidi, sono solo delle vittime, e tenacemente inizia il suo lavoro di riconciliazione tra i familiari delle vittime e i loro carnefici.

Una vera ossessione la sua.
Come credente è profondamente convinta dell'importanza del perdono e della redenzione e inizia a farsi carico delle sofferenze fisiche e morali dei detenuti, come dei malati e degli ultimi. Testardamente inizia a pressare gli uomini politici che conosceva in nome delle battaglie che portava avanti – indulto, amnistia... – con la fede di sempre, convinta della necessità di una soluzione politica per chiudere la stagione degli Anni di Piombo. Grazie a questo suo spirito è riuscita a promuovere e facilitare l'incontro tra i terroristi – di destra e di sinistra – e i familiari delle vittime, in un periodo in cui ci voleva davvero molto coraggio anche solo per entrare attraverso il cancello d'ingresso di un carcere e sentirselo chiudere alle spalle. Il suo «progetto di redenzione» ha dato vita a veri e propri miracoli dentro e fuori le mura del carcere e ancora oggi, con il ricordo vivo del suo esempio, suor Teresilla continua ad essere «porta di misericordia», indicandoci con fermezza il sentiero da seguire per vivere in pienezza la nostra vita cristiana.

Annachiara Valle con il testo: Teresilla. Riconciliazione e carità (Paoline 2016) – da cui parti dell'articolo sono state tratte – accompagna alla scoperta della vita di suor Teresilla e dei suoi straordinariamente ordinari gesti di misericordia.

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Teresilla
Riconciliazione e carità


Riedizione di un libro che racconta l’impegno di una suora per i carcerati. Una donna forte e determinata che ha trasformato il suo lavoro di volontariato in un pungolo alle istituzioni per difendere la dignità del carcerato e per favorire riconciliazione tra terroristi e famigliari delle vittime.

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