Vado verso l'Amore

«Vado verso la Luce, l'Amore, la Vita», sono le ultime parole pronunziate da Elisabetta della Trinità, il 9 novembre 1906 al carmelo di Digione. Ha ventisei anni. Muore letteralmente consumata dall'amore per Cristo, dopo mesi di sofferenze fisiche e morali.

Nata a Bourges nel 1880, Primo Premio di pianoforte a tredici anni, la giovane artista è anche un'amica incomparabile per chi le sta intorno. Entra nel carmelo di Digione il 2 agosto 1901, dove percorre un cammino di perfezione nel silenzio e nella contemplazione, irradiando intorno a lei la felicità di una totale abnegazione. Dopo la traversata di una notte spirituale, fa la sua professione religiosa nel 1903, quindi redige il 21 novembre 1904 la preghiera Dio mio, Trinità che adoro, da allora celebre in tutto il mondo cristiano. Giovanni Paolo II la proclama beata il 25 novembre 1984 e papa Francesco la canonizza il 16 ottobre 2016.

Mistica e profezia

Nell'imponente biografia "Elisabetta della Trinità", di Conrad De Meester, scritta dopo anni ricerca puntuale sui documenti e sul controllo diretto delle fonti testuali e personali, l'autore ripropone il traguardo ultimo della sua spiritualità e permette al lettore di scoprire nell'intimo una personalità avvincente, sensibile e molto vicina a noi. Egli ritiene che Elisabetta Catez appartenga alla categoria dei profeti e che abbia vissuto fin dall'infanzia un'esperienza molto forte della potenza dell'amore di Dio.

Così la descrive nel momento dell'adolescenza:

"Elisabetta Catez: una giovane adolescente pervasa dall'intensità dei sentimenti che si manifestano alla sua età, ma senza le oscillazioni e i sommovimenti interiori che spesso caratterizzano questo periodo. Una ragazza che «si diverte» (l'espressione viene spesso utilizzata nelle lettere e negli esercizi di stile), alimentando nello stesso tempo un gigantesco progetto d'amore che la fa «languire» di desiderio, ..., proprio nell'agosto 1896, a Carlipa. Ci possiamo chiedere da dove provengano l'equilibrio e l'armonia di questa anima, che poi è anche un'anima di artista. La spiegazione è semplice: Bettina porta in se stessa la certezza di una Presenza, la prossimità di un Amico, di Gesù vivente, a cui riconduce tutto. È in possesso di un porto interiore, di un riparo contro ogni tempesta. Qualcuno da amare in ogni luogo e in ogni circostanza. La sua anima trabocca...

A questa età, un grande segreto si è già palesato a Elisabetta: la vera felicità, quella che salva, che costruisce e dà solidità, non consiste nel prendere, ma nel sacrificarsi. Non vive per se stessa: esiste per il Signore e per gli altri. Comunicativa e disponibile, è in grado di ricevere e dare tutto. Dal carmelo, scriverà un giorno al reverendo Angles parlando del segreto che già adesso sta vivendo: «È così bello dare quando si ama, e io lo amo tanto questo Dio che è geloso di avermi tutta per lui» (L 77). Tutto ciò la rende capace di grandi gesti, senza sosta. Fin d'ora il suo cuore è in grado di essere presente a tutti, pur avendo la sua Sorgente altrove. Ne conosce il percorso e ne trova la direzione come d'istinto.

In fondo, la Sorgente dell'interiore la rende libera in mezzo alle sorgenti dell'esterno e le evita di sentirsi disorientata al centro di un mondo differente. A livello interiore Elisabetta, ferita dal più ardente desiderio della Sorgente più appagante, sa vivere in modo sano ed equilibrato. Ha la sua Sorgente dentro di sé e vi attinge l'acqua che rinfresca e che porta agli altri".

Da: Elibetta della Trinità, di Conrad De Meester, Paoline.


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