Un sogno, un violino e papa Francesco

Avete mai sentito parlare di un violino costruito grazie alle indicazioni ricevute in sogno da un operaio che nella sua vita non aveva mai costruito violini? Sapete che su quel violino è stato composto ed eseguito un brano che ha bussato anche al cuore di papa Francesco e lo ha commosso? Questo l'inizio della sua storia...

Mi sono sempre definito un narra-storie.
Ho sempre amato scrivere sia che si trattasse di attualità (ho cominciato da ragazzino facendo prima cronaca e poi sport, per finire negli ultimi quindici anni a dedicarmi totalmente all'economia) sia che fossero romanzi (ho raccontato nei miei romanzi le vite di persone straordinarie e ho trattato argomenti meno prosaici come i possibili fallimenti delle banche italiane).

Da sempre, però, ho avuto la percezione che le storie venissero a cercarmi per essere raccontate, perché io facessi da tramite tra loro e il pubblico che le avrebbe lette, facendo in modo che potessero prendere nuovamente vita.

Fu così anche in occasione del mio primo libro, L'Urlo, nel 2000, ed è così tutte le volte. Da allora ho scritto tanto, ma sono passati quattordici lunghi anni prima che fosse pubblicato un altro mio libro. Da quel giorno poi non mi sono più fermato. Cosa fosse cambiato rispetto ai quattordici anni di buio non lo so. Probabilmente le storie avevano ripreso a cercarmi o io avevo ricominciato ad ascoltarle. È stato un momento di dolore ad aprire una porta che sembrava chiusa e, da quel momento, la porta sembra essere rimasta aperta. È per questo che spazio dai saggi alle biografie, dai libri di economia per ragazzi ai romanzi, e ai romanzi come quello di oggi: Un violino per papa Francesco.

Innanzitutto una piccola premessa è doverosa: si tratta sì di un romanzo, ma è tratto da una storia vera. I protagonisti sono reali e nel testo, salvo che in pochi casi, non sono stati usati pseudonimi. La storia di cui scrivo in questo libro è venuta a cercarmi in una sera d'estate.

Una storia surreale

La prima volta che ho incontrato Francesco Pesaola e Marco Santini, i protagonisti principali di questo romanzo, è stato a Porto Recanati, nelle Marche, due anni e mezzo fa.

Mi avevano invitato a condurre una manifestazione in cui sarebbero state premiate alcune tra le migliori aziende della regione. Io, in qualità di giornalista esperto in economia e finanza, avrei dovuto rivolgere loro alcune domande: una breve intervista "live" che permettesse al pubblico di conoscere meglio i prescelti dalla giuria. Proprio in un intermezzo della serata, si esibì Marco Santini con il suo violino.

Finito di suonare raccontò pubblicamente la storia del suo strumento straordinario e del liutaio che lo aveva costruito. La storia che narrò mi sembrò surreale, tanto surreale che quasi finii per deriderlo sul palco stesso. Disse, in realtà, che quel violino non lo aveva costruito un vero artigiano del settore, ma un operaio senza alcuna preparazione nel campo della liuteria; un operaio che, di colpo, aveva cominciato a fare strani sogni, e a sognare come costruire violini.

A luci spente presi da parte il violinista e gli chiesi di spiegarsi meglio. Lui fece di più: mi presentò PierFrancesco Pesaola. Rimasi sorpreso dalla semplicità del personaggio, dal suo modo di fare schivo, timido e disinteressato. Non sembrava avesse alcuna voglia di narrarmi cosa gli era capitato davvero. Parlammo a lungo quella sera.

La nostra conversazione a tre continuò anche a cena. Le mie perplessità lasciarono spazio alla mia curiosità, così cercai di capire meglio ogni particolare della vicenda. Feci mille domande, ebbi molte risposte. Nonostante tutto, però, la storia non mi convinceva, non ancora almeno. Ci lasciammo scambiandoci i numeri di telefono. Io ripresi la mia vita normale, fatta di trasmissioni televisive, di articoli, di eventi live in giro per l'Italia, di libri. Di PierFrancesco e Marco persi per un po' le tracce.

Un violino che tocca il cuore

Ma la storia del violino che aveva «toccato» il cuore di papa Francesco continuava a frullarmi in testa come un tarlo. Qualche giorno prima di Natale, quello del 2014, mentre viaggiavo in auto verso Merano, cominciò a nevicare. Erano passate da poco le 22.00. In macchina con me c'era mio fratello. Non so come avvenne ma quella sera fui io che raccontai a lui la storia del violino del Papa. Mentre la raccontavo avvertii un brivido, lo stesso brivido che poi mi avrebbe accompagnato durante la scrittura del romanzo. Fu in quel momento che compresi che in quella storia forse c'era davvero un pizzico di magia. Sarà stato il clima natalizio o l'effetto di quella nevicata improvvisa, ma in quel momento sentii di doverla scrivere.

Cercai sul telefono il numero di PierFrancesco. Lo chiamai e quando mi rispose, dopo i convenevoli, gli dissi della mia idea. Da allora sono passati quasi due anni. Tante cose sono cambiate nella mia vita. Ma intanto è stato come se la storia fosse maturata dentro di me; come il mosto nelle botti.

Mi ha accompagnato fermentando fino al punto di essere pronta ad essere scritta, raccontata e vissuta di nuovo. Un violino per papa Francesco è un romanzo per chi ha voglia di credere che non bisogna davvero guardare con gli occhi per vedere, è una storia magica ed è questa magia che ho cercato umilmente di raccontare.

Leopoldo Gasbarro (Napoli 1964), vive a Milano. Cura e conduce su TgCom24 Mercati che fare, trasmissione che tratta il difficile mondo della gestione dei risparmi, e che ogni venerdì trova spazio nelle colonne de il Giornale. Collabora con Il Sole 24 ORE online per una rubrica che rilegge la gastronomia attraverso l'economia. Nel 2000 pubblica L'urlo (Carsa Edizioni), il suo primo libro, nel 2014 firma la biografia di Ennio Doris, C' è anche domani (Sperling & Kupfer) e lo scorso anno racconta la storia del cuoco tristellato Niko Romito in Apparentemente semplice (Sperling & Kupfer).


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