Si celebra l’8 marzo, come ogni anno, la Giornata Internazionale delle Donne. Occasione per riflettere su una parità ancora non totalmente acquisita.
Istituita ufficialmente dall’ONU nel 1977, questa Giornata ha in realtà radici più antiche. Già nei primi anni del secolo scorso venne lanciata l’idea di una giornata dedicata alle donne e alla rivendicazione di diritti come quello di voto, che in tante parti del mondo, per ancora molti anni, rimarrà una chimera.
Sulle motivazioni che hanno spinto a scegliere la data dell’8 marzo non c’è certezza assoluta. Di solito si fa riferimento a due episodi del secolo scorso. Il primo, l’incendio che uccise 134 lavoratrici di una fabbrica di New York. Il secondo, la partecipazione di molte operaie russe alla grande manifestazione contro la guerra, che diede il via alla Rivoluzione comunista.
Il rischio, come sempre accade con le Giornate commemorative o celebrative, è che dell’8 marzo si riduca senso e portata. La stessa espressione con cui viene sinteticamente chiamata – Festa della donna – non dà ad essa il giusto peso. Perché questa Giornata ha valore soltanto se diventa momento di analisi e riflessione, in primo luogo dei tanti diritti che in gran parte del mondo non sono minimamente considerati, nemmeno sulla carta. E che anche nell’Occidente delle moderne Costituzioni, dove si enunciano a chiare lettere la pari dignità e le pari opportunità, stentano a trovare piena applicazione.
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