È stato uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II, unico firmatario italiano del cosiddetto Patto delle Catacombe, impegno a vivere come “Chiesa dei poveri”, nello spirito del Vangelo. Dal 1966 al 1999, ha guidato la Diocesi di Ivrea e per molti anni è stato presidente di Pax Christi. Memorabile la sua partecipazione, accanto a don Tonino Bello, alla marcia per la pace del 1992 a Sarajevo.

I temi della giustizia e della pace hanno segnato costantemente la sua vita, le sue opere e il suo pensiero, anche con prese di posizione scomode e criticate da più parti, come l’invito all’obiezione fiscale alle spese militari o lo scambio epistolare con Enrico Berlinguer, allora segretario del Partito Comunista Italiano.

Come ha giustamente scritto don Alberto Vitali nella biografia dedicata a Monsignor Bettazzi, «per lui, la pace non è semplicemente un ideale astratto, coniugabile secondo le necessità in una teoria filosofica, un’immagine teologica o uno slogan movimentistico. È piuttosto un progetto storico, ispirato da Dio e affidatoci quale compito da realizzare, consapevoli o no, con l’aiuto della sua grazia».

Mai come oggi, quel progetto di pace appare drammaticamente urgente.