Il Vangelo ci rivela che, nel profondo, ciascuno di noi è chiamato ad essere re o regina, perché Cristo ci ha resi partecipi della dignità di figli di Dio; questa chiamata ci rende liberi di essere noi stessi fino in fondo e consapevoli che la vita è un dono prezioso.
Spesso costruiamo attorno a noi un guscio, per proteggere le nostre ferite interiori; ma il Vangelo ci invita a lasciare ogni corazza per scoprire la perla preziosa, l'immagine divina che risplende in noi.
Proponiamo una serie di brevi soste meditative, a partire da brani di Vangelo e riflessioni di autori spirituali, per ritrovare le vere ricchezze della vita, incominciando dalle profondità del nostro essere.
Bisognerebbe risvegliare nell'uomo di oggi quel gusto non tanto per l'introspezione malsana, ma piuttosto per l'interiorità che ci permette di esplorare chi siamo e che cosa vogliamo veramente.
Alleggeriamoci un po', gettiamo la zavorra, e la navicella della nostra vita si alzerà poco a poco; così guadagneremo quota, come liberati dal peso degli affari terrestri, e scopriremo fino a che punto la vita presenti panorami straordinari.
Amare è certamente il modo migliore per capire. Tanto è vero che comprendiamo davvero solo ciò che abbiamo imparato ad amare. Lo stesso avviene per la vita: non dobbiamo cercare tanto di capirla quanto di amarla.
Per vivere bene il nostro quotidiano, rimanere in contatto con la nostra anima e ritemprare le nostre forze, è importante imparare creare delle pause rigeneranti. Se l'accelerazione è il problema e la causa della mancanza di tempo, la soluzione deve essere rallentare.
Passiamo troppo tempo preoccupati di rimanere ben attaccati al ramo della vita, invece di gustarne il ritmo e abbandonarci al suo scorrere. Può esserci di aiuto osservare la natura, in particolare gli alberi, per assimilare la loro saggezza e ritrovare la tranquillità.
Le escursioni in montagna sono un'esperienza di contatto con spazi di infinita bellezza, che svela e appaga l'aspirazione umana di congiungere terra e cielo. Per questo le scalate o le soste nei rifugi, sulle vette, possono tradursi in forme di contemplazione e di recupero di se stessi.