L’identità nell'infosfera

Etica nel digitale / 7

È proprio vero che in rete è tutto gratis? Forse questo concetto è da sfatare soprattuto nel mondo giovanile e adolescenziale. È quanto cerca di fare don Marco Sanavio, in questa ultima puntata del percorso 2018 - 2019 di "Etica nel digitale", attraverso i laboratori proposti.

In rete è proprio tutto gratis?

«Tanto in rete è tutto gratis...» è un mantra che abbiamo sentito chissà quante volte, convinti che ci sia sempre un sistema per aggirare la soglia dei contenuti a pagamento. È da mettere, innanzi tutto bene in chiaro, anche come percorso di educazione alla legalità, che ogni utilizzo di contenuti digitali a pagamento, ottenuto in maniera fraudolenta costituisce sempre un comportamento illegale, un furto o una violazione grave. Ci si chiede, quindi, come ci possa essere una così ampia scelta di contenuti gratuiti che comportano, comunque, una certa soglia economica di produzione e di gestione.

Alcuni servizi ripagano la gratuità offerta, proponendoci pubblicità di diverso tipo. Altri, invece, utilizzano i nostri dati personali in cambio del servizio offerto che, dunque, non è più gratuito ma utilizza una merce di scambio che, probabilmente, non abbiamo intuito fino in fondo quanto sia preziosa e quanto andrebbe, pertanto, tutelata.

L'economista statunitense, David Birch, spiega nel suo saggio, «Identity is the New Money», come «la nuova identità sociale e l'uso del denaro digitale cambieranno la nostra vita» (2016), come il concetto di identità stia diventando sempre più un valore monetario moderno. Paghiamo, infatti, con documenti elettronici che portano il nostro nome, apponendo la nostra impronta digitale sul sensore dello smartphone, oppure utilizzando altri dati biometrici o identitari che attestano che la nostra persona è in grado di assolvere quel preciso impegno di pagamento. Fondamentalmente Birch distingue tre risvolti dell'identità personale: quella individuale e quella sociale che sono in costante evoluzione, e quella giuridica (es. codice fiscale), che invece non muta.
Proviamo anche noi a esplorare alcuni ambiti identitari partendo da un riconoscimento biometrico molto empirico, ma efficace.


Per consultare le puntate precedenti clicca qui

Laboratori

1. Identità individuale

Scopo del laboratorio è quello di riconoscere l'altro, con gli occhi bendati, tramite il tocco del volto. I termini inglesi face e touch significano esattamente toccare il volto di una persona.

Lo svolgimento è abbastanza semplice: è necessario, in un primo momento, bendare i ragazzi disponendoli seduti su sedie o su tappeti per terra; poi si chiede loro di rimanere per qualche minuto concentrati sul respiro, riducendone progressivamente il ritmo.
Questa fase ha semplicemente lo scopo di aumentare la concentrazione e di rilassare i partecipanti. Può essere utile un sottofondo musicale rilassante da tenere a basso volume per tutta la durata del laboratorio.

Percepiti silenzio e concentrazione da parte dei ragazzi, sarà nostra cura spiegare con chiarezza la consegna, ovvero riuscire a riconoscere la persona che sarà messa di fronte a loro, tramite il solo tocco del volto. Saranno, quindi, posti di fronte a un altro partecipante e inizierà l'esplorazione, per prima, il ragazzo che noi toccheremo su una spalla, successivamente toccherà all'altro. Potremo anche guidare con la voce la fase esplorativa, chiedendo di partire dalla fronte, per scendere sul naso (attenzione: gli occhi sono bendati e non devono essere toccati, vi sta anche la loro delicatezza), le labbra, il mento per risalire, infine verso le orecchie. È fondamentale ed è da chiarire, fin da subito, che per l'intera durata del laboratorio non si dovrà parlare.

Solo al termine, prima di togliere le bende, chiederemo a ciascuno, sempre toccandolo su una spalla, chi pensa di aver toccato ed, eventualmente, riconosciuto.

Il laboratorio ha maggior successo se si abbinano persone che hanno poca confidenza tra loro e se si crea un clima adeguato di concentrazione sull'evento. È utile anche un confronto comunitario, al termine, su sensazioni, timori, aspettative e delusioni indotte dalla dinamica.

2. Identità sociale

Scopo di questo laboratorio è quello di verificare quali dati dell'infosfera possono fare parte della cosiddetta identità sociale (cfr. Birch), che si differenzia da quella individuale, mettendo in evidenza come le informazioni digitali cedute ad altri possano essere molte più di quanto ci si aspetti.

Materiali necessari: una griglia a due colonne e dieci righe per ciascuno, cartellone, foglietti adesivi.
Ciascun ragazzo sarà invitato a compilare «una carta di identità digitale» nella quale cercherà di inserire il più alto numero possibile di informazioni:

  • elenco di account di iscrizione a reti sociali contenute nei dispositivi digitali (smartphone, computer, tablet...) e i diversi nickname;
  • numero di giochi online o offline ai quali si è iscritti e con quale identità;
  • servizi musicali o video ai quali si è iscritti e con quale identità;
  • indirizzi vari di posta elettronica.

I dati si riportano su una griglia vuota, stampata e consegnata a ciascun partecipante. Si divide, poi, un ampio foglio di carta in due colonne, scrivendo sulla prima «Identità individuale» e sulla seconda «Identità sociale».

Su foglietti adesivi i ragazzi scriveranno le loro caratteristiche peculiari: voce, volto, iride, impronte digitali, carattere, ecc.
- Nella colonna di sinistra andremo ad apporre i foglietti adesivi con tali caratteristiche della persona.
- Nella colonna di destra attaccheremo i foglietti che indicano l'identità sociale e, in particolare, la loro dimensione digitale: nickname, account, indirizzi email, ecc.

Chiederemo ai ragazzi, infine, quali altri dati individuali cedono inconsapevolmente all'infosfera, come la navigazione online, le riprese delle videocamere di sorveglianza, le posizioni GPS degli smartphone, ecc. Può essere opportuno concludere con la lettura del brano di Maria Maddalena, testimone della risurrezione (Lc 24), che conferma l'identità personale del Risorto, trasformandola in identità sociale, quella che è giunta fino a noi attraverso le reti umane di connessione.

 

L'articolo di Marco Sanavio è tratto da:

Catechisti parrocchiali 8 maggio 2019, Paoline

Catechisti parrocchiali n. 8
Maggio 2019

In questo numero evidenziamo gli itinerari, ripresi nel "percorso finale - festa del grazie", che indicano come modello di comunione e missione la comunità di Gerusalemme. La celebrazione del mandato che sigla l'impegno di testimonianza per l'estate. Un accento è posto sul digitale e la comunicazione alternativa. Il Dossier dal titolo "Caduta e risalita" è su Maria Maddalena.

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