Azur e Asmar

In questa incantevole parabola visiva, il regista racconta la storia parallela di due ragazzi allevati come fratelli, ma poi separati e cresciuti in culture diverse e contrapposte, che si ritrovano insieme per realizzare un'incredibile impresa.

Il Film

Dopo Kirikù e la strega Karabà, Principi e principesse e Kirikù e le bestie selvagge, Michel Ocelot maestro dell'animazione europea, torna ancora una volta ad incantarci con il film Azur e Asmar. La vicenda ha per protagonisti il biondo e nobile Azur e il nero Asmar, figlio della balia araba, che cresce i due bambini come fratelli e ai quali racconta ogni sera la leggenda della fata dei Jinns, chiusa in una prigione segreta dove aspetta la salvezza. Un giorno, però, il padre manda Azur a studiare lontano e scaccia dalla casa la nutrice e il piccolo Asmar. Solo da adulto Azur potrà recarsi nel lontano Oriente per ritrovare i suoi amici di un tempo, e grazie anche al ricordo conservato nella sua memoria di una lingua sconosciuta, l'arabo, (che il regista come scelta stilistica non ha doppiato né sottotitolato nel film), troverà Asmar, anche lui alla ricerca della fata dei Jinns. Insieme riusciranno a liberarla, proteggendo ognuno la vita dell'altro, affrontando rischi, imboscate e scelte eroiche. Il fato li ricompenserà facendo trovare a ciascuno l'amore della vita.

Per riflettere dopo aver visto il film

La narrazione del film ha la struttura classica di una fiaba, che ne facilita il fluire del racconto e la memorizzazione del messaggio di pace e fraternità di cui è portatrice. La semplice storia dei due fratelli di latte, separati dalla diversa origine e dalla sorte, racchiude in realtà idee ben più profonde, che vanno oltre l'inserimento in un paese straniero.

Azur e Asmar raffigurano i due lati contrapposti di una convivenza, l'incontro di due civiltà che si accettano e convivono nel reciproco rispetto. I due amici giungeranno alla meta sciogliendo le domande di senso sul loro destino solo dopo un faticoso cammino pieno di difficoltà. Superando timori e tabù legati alle culture differenti, riusciranno a tradurre in realtà l'accoglienza della diversità e l'integrazione tra i popoli.

Sono questi gli elementi più significativi per una lettura del film che, a livello visivo, comunica una bellezza coinvolgente e naturale trasmessa allo spettatore dall'eleganza del disegno ma, ancor di più, dall'intensità e dalla varietà dei colori. Il fondersi dei colori, l'europeo Azur dagli occhi blu e il bruno, significato in arabo del nome Asmar, racchiude il vero contenuto semantico del racconto dai chiari risvolti multiculturali e ecumenici.


Una possibile lettura

Guardando il film sembra quasi di sfogliare un meraviglioso libro illustrato che descrive i conflitti e le lotte che oggi affliggono il mondo. Ma la positività della proposta cinematografica sta soprattutto nel superamento della visione negativa in ordine alla diversità, presentando l'integrazione tra i popoli come un inno all'accoglienza e alla fratellanza.

Azur e Asmar va inteso come una metafora sulla tolleranza reciproca e l'inclusione di culture diverse. Il perno di questa unione, intorno al quale gira tutta la narrazione, è la balia, che si prende cura allo stesso modo del suo bambino e del bimbo dagli occhi azzurri che le viene affidato. Assieme al nutrimento trasmette al piccolo la sua lingua araba e le ricchezze della cultura e delle tradizioni orientali, che in seguito segneranno l'avvenire del ragazzo e il suo destino. La sua maturazione sarà infatti quella di un uomo occidentale saggio, che malgrado le difficoltà e le mancanze di comprensione resta legato a quel mondo esotico e lontano conosciuto e amato fin dai primi anni di vita. Arriva a privarsi della vista nascondendo i suoi occhi azzurri, ritenuti maledetti dalla gente orientale superstiziosa, e raffinare gli altri sensi con cui indaga in profondità quei fattori caratteristici di un mondo, la cui scoperta non è possibile attraverso la sola vista.

Azur e Asmar è allo stesso tempo una favola e una storia vera, un'allegoria e una finestra di speranza aperta sul buio della nostra storia. Il suo messaggio è esplicito: rispettare e amare l'altro valorizzando le diversità etnico-culturali che ci contraddistinguono. Il regista Michel Ocelot vede nell'unione, senza alcun pregiudizio, tra la cultura araba e quella occidentale, l'avvenire del mondo.

Titolo originale: Azur et Asmar
Genere: Film d'animazione
Regia: Michel Ocelot
Interpreti: Azur, Asmar e gli altri protagonisti della storia di animazione
Nazionalità: Belgio/Francia/Italia/Spagna
Distribuzione: Mikado Film
Anno di uscita: 2006
Origine: Belgio/Francia/Italia/Spagna (2006)
Soggetto e sceneggiatura: Michele Ocelot
Fotografia: Panoramica/a colori
Musica: Gabriel Yared
Durata: 95'
Produzione: Christophe Rossignon
Tematiche: Amicizia; Avventura; Film per ragazzi; Rapporto tra culture
Valutazione del Centro Nazionale Valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana: Accettabile/semplice
Note: Selezionato nella Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2006.
Presentato nella sezione Alice nella Città - K12 - della Festa Internazionale del Cinema di Roma 2006. Nomination Miglior colonna sonora (Les César du Cinéma, 2007).


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