Bella

Cineforum

Bella è un film tutto costruito attraverso musiche, dialoghi e tinte forti come sono forti gli affetti descritti. Ed è proprio il cuore che grida esortando a prendersi cura dell'altro e non distruggere la vita che esplode dentro.

Il Film

José, ex giocatore e grande promessa del calcio, vive a New York facendo il cuoco nel ristorante di suo fratello Manny. Nello stesso locale lavora come cameriera anche Nina, una ragazza piena di sogni ma con grandi problemi: sola, abbandonata dal fidanzato e aspetta un bambino. José vuole aiutarla anche per ridare un significato alla sua esistenza e distruggere gli spettri del passato che lo perseguitano. Il giorno in cui Nina viene licenziata per un banale ritardo, egli si schiera dalla sua parte e decide di accompagnarla a casa parlando con lei dei suoi problemi. Nina confessa così di aspettare un bambino ma, non avendo un futuro da offrire al figlio, vuole interrompere la gravidanza. L'uomo si impegna a prendersi cura personalmente del bambino e questo impegno sarà per lui un'occasione propizia per dare un corso nuovo alla sua vita e lasciare da parte quel senso di colpa che lo accompagna inesorabilmente da tanti anni. José aveva abbandonato la sua carriera sportiva dopo aver travolto e ucciso, con la sua automobile, una bambina che attraversava la strada. Con Nina si presenta per lui l'occasione per un riscatto sociale e morale. Nel suo cuore il rimorso lascia il posto alla solidarietà e, per far cambiare idea alla ragazza, la porta nella casa dei suoi genitori dove viene accolta con spontaneità e comprensione. Nina scopre così che il legame che tiene unite le persone non è tanto la realizzazione di sé, ma la gioia e la gratitudine per ciò che la vita ha riservato ad ognuno.

Per riflettere dopo aver visto il film

Bella, opera prima del messicano Alejandro Monte Verde, è un film da seguire con uno sguardo libero e indulgente. Il racconto narra di un sentimento profondo in bilico tra un passato che non è possibile cancellare e un presente faticoso mitigato solo da quei sentimenti che penetrano nell'intimo più profondo senza fermarsi in superficie. La storia si svolge nell'arco di una giornata a New York, interrotta da ricordi nitidi del passato (flash back) e sogni proiettati nel futuro (flash forward). Immagini e prospettive guidano lo spettatore in un percorso lineare tra sofferenza e consolazione. Tutto è costruito attraverso musiche, dialoghi e tinte forti come sono forti gli affetti descritti. Le scene iniziali e finali si aprono e si chiudono sulla spiaggia, una superficie mutabile e instabile, su cui si fatica a tenere il passo. Anche la vita come la spiaggia è disseminata di ostacoli, solo accogliendo quelli degli altri si possono superare i propri. Il regista segue il corso degli avvenimenti senza caricare di eccessiva verbosità i dialoghi. Attraverso una narrazione sobria e concisa, afferma il valore della vita percorrendo un cammino di rigenerazione. La storia di José, dalla caduta al riscatto, è convincente e persuasiva. Il tunnel, nel quale era precipitato a causa di una esistenza che aveva contribuito a spezzare, si apre a una lenta e faticosa risalita nell'impegno di proteggere una nuova vita che chiede di essere accolta.

Una possibile lettura

«Mia nonna - rievoca José sulla sabbia - diceva sempre: "Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti"». Con grande semplicità e senza artifici, il regista si schiera da parte del debole affermando che ci sono momenti in cui la lucidità della ragione non basta, bisogna far cantare il cuore.
In questo film è proprio il cuore che grida esortando a prendersi cura dell'altro e non distruggere la vita che esplode dentro. Anche un povero peluche può diventare un segno di speranza: "Ha perso i sensi, ma sopravviverà". Sono queste le parole con cui José si rivolge a Nina restituendogli l'orsetto perduto. Gli eventi che sconvolgono l'esistenza dei protagonisti portano a una riflessione profonda sul valore della vita. Una specie di metafora del dolore che attanaglia le scelte della donna a cui José offre amicizia e solidarietà. Il film è come un piccolo mosaico, in cui troviamo tutti i problemi che si dibattono sul tema della vita, incastonati negli anfratti della nostra caotica quotidianità: paura, solitudine, vita, morte, amore, amicizia, famiglia. Difficoltà che portano molte volte allo scoraggiamento ma che il film, al contrario, capovolge lanciando un chiaro richiamo di speranza. Bella! È l'espressione con cui si chiude il film; l'aggettivo con cui una bambina apostrofa Nina; ma è anche l'attributo unico che ogni figlio rivolge alla propria madre e che ogni donna vede riflesso nella propria creatura.

Genere: Drammatico
Regia: Alejandro Monteverde
Interpreti: Eduardo Verastegui (José), Tammy Blanchard (Nina), Manny Perez (Manny), Ali Landry (Celia), Angelica Aragon (madre di José), Jaime Tirelli (padre di José), Ramon Rodriguez (Eduardo), Ewa Da Cruz (Veronica), Alexa Gerasimovich (Lucinda).
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione: Microcinema
Anno di uscita: 2009
Origine: Stati Uniti (2006)
Soggetto e sceneggiatura: Alejandro Monteverde, Patrick Million, Leo Severino
Fotografia (Scope/a colori): Andrew Cadelago
Musica: Stephan Altman
Montaggio: Joseph Gutowski, Fernando Villena
Durata: 89'
Produzione: Sean Wolfington, Eduardo Verastegui, Leo Severino, Alejandro Monteverde, Denise Pinckley, Jason Jones
Giudizio del Centro Nazionale Valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana:
Consigliabile/poetico
Tematiche: Aborto; Famiglia - genitori figli; Lavoro
Note: Primo Premio al Fiuggi Family Festival; Premio latino "Smithsonian Latino Center"; People's Choice Award" del Festival di Toronto; Premio Madre Teresa di Calcutta.


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