Il giardino di limoni

Il giardino di limoni, che ha per protagonista una donna, Salma Zidane, trova la sua forza comunicativa nella fusione tra il sogno e la realtà. Sul filo di questa unione vengono affrontati temi di grande attualità come l'amore, la lealtà e la giustizia...

Il film

Tutta la storia si svolge nella striscia di terra della Cisgiordania dove Salma Zidane, vedova palestinese di 45 anni, vive sola dopo la morte del marito e la partenza dei figli. Il suo impegno principale è di prendersi cura del grande giardino di limoni ricevuto in eredità dalla sua famiglia. Quando il Ministro della difesa israeliano si trasferisce con la moglie in una casa confinante con la sua, per ragioni di sicurezza, le viene ordinato di abbattere quel giardino di limoni che rappresenta il suo unico sostentamento. Salma inizia una battaglia legale contro il Ministro fino a portare il caso davanti alla Corte suprema di Israele. Non lotterà da sola, avrà dalla sua parte il sostegno e l'amore del suo avvocato e la solidarietà di Mira, la moglie del ministro stesso. La donna, che trascorre le sue giornate in una profonda solitudine a causa dei molteplici impegni del marito, prende a cuore la situazione della sua vicina palestinese e si schiera in sua difesa. I limoni alla fine verranno tagliati, ma la lotta sostenuta da Salma non sarà stata vana. Resta sempre la forza e il coraggio di una donna palestinese che ha saputo sfidare il predominio di chi si presentava come nemico.

Per riflettere dopo aver visto il film

"Volevo fare un altro film con Hiam - dice il regista Eran Riklis - un'interprete straordinaria, e tornare a parlare di Medio Oriente, ma prendendomi più rischi, stando più vicino a casa: quando ho letto un trafiletto su una palestinese che si era appellata alla Corte Suprema per il suo uliveto, avevo tutto per girare: una donna, degli alberi e una storia".

Il giardino di limoni trova la sua forza comunicativa nella fusione tra il sogno e la realtà. Sul filo di questa unione vengono affrontati temi di grande attualità come l'amore, la lealtà e la giustizia, vissuti però all'interno di una situazione di diffidenza e di continua paura di atti terroristici. Il percorso narrativo scorre attraverso un tortuoso snodarsi di situazioni, un rincorrersi incessante di sguardi che collegano i vari personaggi mettendo in evidenza sentimenti ed emozioni. Una specie di gioco visivo che porta lo sguardo dello spettatore a scontrarsi con elementi che sbarrano l'orizzonte: i muri, le tapparelle, le recinzioni. Corpi estranei che sventolano come bandiere di difesa e risentimento deturpando il paesaggio e i rapporti. La lotta di Salma in difesa dei suoi limoni assume una valenza universale. La sua è la lotta di ogni popolo oppresso, di chi si batte per la libertà e per il futuro, ma anche di chi non vuole sradicarsi dalle proprie radici, da un passato colmo di ricordi, di tradizioni e cultura.

Alla fine della storia sarà un'altra donna, Mira la moglie del ministro, l'unica persona a condividere la sventura della vicina sforzandosi di andare oltre il confine fisico e politico, costruendo con coraggio un ponte di amicizia e di pace.

Una possibile lettura

Il film presenta il dramma della guerra israelo/palestinese attraverso un'angolazione di lettura singolare e inconsueta. Un piccolo spaccato di storia che apre allo spettatore una visione originale sui modi di affrontare la vita, il rispetto degli altri e della proprietà altrui. "La disputa su quel giardino diviene la metafora della contrapposizione tra ciò che si vorrebbe per il proprio bene e quello che ciascuno è costretto a vivere nella quotidianità, retaggio di un passato fatto di lutti e sofferenza. Una contrapposizione che si perpetua e sclerotizza in un cieco egoismo che porta le persone a non vedere e a non capire i bisogni di chi abita loro accanto". Il potere e il sopruso sono sempre in contrapposizione con la ragione e il buon senso. Lo sguardo pacato e calmo delle donne protagoniste mostrano decisioni sofferte, ma anche la forza d'animo di queste due "nemiche" che si aprono all'ammirazione e alla solidarietà, sfidando la ragione di stato e il potere. Le accomuna una volontà determinante fatta di rispetto come specchio di un equilibrio universale. La terra dove una persona vive è sacra e va protetta con il dialogo e non con la forza delle armi. La relazione tra questi due popoli rivela l'incapacità di costruire rapporti duraturi che abbiano la forza di garantire pace e fratellanza. Il senso del film lo troviamo racchiuso nell'ultima sequenza dove scopriamo un uomo potente imprigionato dal muro che egli stesso ha voluto costruire. Una barriera senza orizzonti che rappresenta le idee, le paure e i condizionamenti eretti a difesa delle proprie debolezze. L'insegnamento è molto esplicito: il muro più difficile da abbattere è sempre quello costruito dentro di noi dalle nostre stesse paure.

Titolo originale: Lemon Tree
Genere: Drammatico
Regia: Eran Riklis
Interpreti: Hiam Abbass (Salma Zidane), Ali Suliman (Ziad Daud), Rona Lipaz Michael (Mira Navon), Doron Tavory (Navon, ministro della Difesa), Tarik Copty (Abu Hussan), Amos Lavie (cap. Jacob), Amnon Wolf (Leibowitz), Smadar Yaaron (Tamar Gera), Ayelet Robinson (Shelly), Danny Leshman (soldato Quickie).
Nazionalità: Israele/Francia/Germania
Distribuzione: Teodora Film
Anno di uscita: 2008
Origine: Israele/Francia/Germania (2008)
Soggetto e sceneggiatura: Suha Arraf, Eran Riklis
Fotografia (Panoramica/a colori): Rainer Klausmann
Musica: Habib Shehadeh Hanna
Montaggio: Tova Ascher
Durata: 106'
Produzione: Eran Riklis Production
Tematiche: Donna; Famiglia; Politica-Società; Rapporto tra culture
Giudizio Commissione Nazionale Valutazione Film della Conferenza Episcopale Italiana: Accettabile/problematico/dibattiti * *
Note: In Concorso al 58° Festival di Berlino (2008) nella Sezione 'Panorama Special'.
- Fuori Concorso al 26° Torino Film Festival (2008).
- Candidato al David di Donatello 2009 come Miglior Film dell'Unione Europea


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