Il mio nome è Khan

Il film narra le vidende di un indiano musulmano, affetto da una sindrome da spettro autistico, che, grazie all'amore delle persone a lui vicine, riesce a superare le difficoltà e le grandi sofferenze cui l'handicap lo espone. I temi affrontati in questo film sono di grande interesse: la disabilità e l'inclusione, il vivere sociale, l'indifferenza, le diversità religiose, il preconcetto, il razzismo.

Il film

Rizvah Khan, il protagonista di questa storia, è un indiano musulmano affetto dalla sindrome di Asperberger, una particolare forma di autismo che porta la persona a comunicare con gli altri attraverso lo scritto, mentre ha difficoltà nel parlare e nell'intuire le reazioni altrui. Dopo la morte della madre, dalla quale è stato sempre protetto e capito, raggiunge il fratello negli Stati Uniti dove trova un lavoro come rappresentante di prodotti cosmetici. Qui incontra e sposa la bella Mandira madre single di un ragazzo che egli adotta come figlio. Ma, l'attacco alle torri gemelle dell'11 settembre 2001 rompe l'equilibrio della loro felice vita. Il cognome musulmano di Khan procurerà non pochi problemi, anche il ragazzino è preso di mira dai compagni di scuola che un giorno, a motivo del suo essere musulmano, arriveranno a picchiarlo fino alla morte.

Mandira impazzita dal dolore incolpa della disgrazia il marito e, non riuscendo a perdonarlo, lo manda via di casa. Khan intraprende allora un lungo viaggio attraverso l'America scoprendo le città e facendo i conti con le paure delle persone. Ma non si arrende. Cammina senza sosta per incontrare il Presidente degli Stati Uniti e dirgli "Il mio nome è Khan e non sono un terrorista". Ci riuscirà dopo un lungo e faticoso peregrinare.

Per riflettere dopo aver visto il film

Il mio nome è Khan, prodotto a Bollywood, l'industria indiana che realizza i migliori film di questo Paese, è una proposta cinematografica ricca, vivace, abbondante e una controproposta indiana al famoso film americano Forrest Gump, che utilizza la medesima scelta narrativa di servirsi dell'handicap come simbolo della situazione umana; è, inoltre, una icona a favore delle diversità, ma anche una chiara condanna di fronte al conflitto di civiltà. Il regista Karan Johar rivolge un chiaro invito all'America a mettere da parte i pregiudizi e le ostilità. Lo stesso attore Shahrukh Khan nel 2009 fu arrestato ingiustamente all'aeroporto di New York solo perché musulmano.

Nel procedere narrativo la storia si fa documentazione chiara e attendibile. Mortificazione e prepotenza, il matrimonio in frantumi, la certezza di essere nel giusto, porteranno Khan a mettersi in viaggio alla ricerca del Presidente, per sancire per sé e per gli altri libertà, diritto, rispetto ma anche per mettere fine all'odio del dopo nine-eleven, (definizione data dagli americani a quegli interminabili minuti). Undici minuti di morte, undici minuti dopo i quali restano solo macerie e dolore.

Una possibile lettura

A uno spettatore distratto Il mio nome è Khan si potrebbe presentare come una sorta di favola moderna dove l'amore trionfa e i protagonisti si ritrovano. Ma la gravità delle situazioni, anche se descritte a volte con scene curiose e singolari, apre a una riflessione critica e profonda che non si inasprisce sulle tragedie umane ma comunica tutta l'energia positiva di una avvincente narrazione.

I temi affrontati sono di grande interesse: l'handicap, il vivere sociale, l'indifferenza, le diversità religiose, il preconcetto, il razzismo, ecc. Dopo il tragico attentato dell'11 settembre sembra che nel Paese niente sia rimasto come prima, i legami si sono spezzati e le persone divise. Nel film però l'invito alla tolleranza è il perno intorno al quale ruota tutto e l'amore diventa l'unica medicina per rimarginare le ferite. Senza usare toni predicatori tutto viene narrato con leggerezza e grazia andando a toccare il cuore del pubblico e mostrando con calcolata semplicità l'umanità attraverso gli occhi limpidi e trasparenti di un uomo originale, ma felice.

Titolo Originale: My Name is Khan
Genere: Drammatico
Regia: Karan Johar
Interpreti: Shahrukh Khan (Rizwan Khan), Kajol (Mandira), Steffany Huckaby (Kathy Baker), Carlo Marino (Vaughn), Douglas Tait (Sniper), Shane Harper (Tim), Sheetal Menon (Radha).
Nazionalità: India
Distribuzione: 20th Century Fox
Anno di uscita: 2010
Origine: India (2010)
Soggetto e sceneggiatura: Shibani Bathija (dialoghi: Niranjan Iyengar)
Fotografia (Scope/a colori): Ravi K. Chandran
Musiche: Shankar Ehsaan Loy
Montaggio: Deepa Bhatia
Durata: 121'
Produzione: Hiroo Yash Johar & Gauri Khan.
Tematiche: Emigrazione; Handicap; Matrimonio - coppia; Musica; Rapporto tra culture; Storia; Tematiche religiose;
Valutazione del Centro Nazionale Valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana: Consigliabile/semplice
Note: Fuori concorso al 60mo Festival di Berlino (2010).


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