A luci accese

XXXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Discernere il bene e impegnarsi a valorizzarlo.

La parabola delle vergini, per metà stolte e per l’altra metà sagge, può far sorgere dubbi e domande, perché fanno venire in mente altre parole contrastanti di Gesù: «Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle» (Mt 5,42); e «Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6, 38). Perciò, come mai le cinque che si rifiutano di condividere l’olio con le compagne vengono chiamate “sagge” e additate a esempio?
Per fugare ogni sospetto che questo brano possa essere in contraddizione con il resto del messaggio evangelico, basta ricordare che nelle parabole di Gesù (ma in qualsiasi parabola) non bisogna fermarsi ai particolari narrativi, ma andare alla ricerca del messaggio che essi veicolano. Facendo così, l’operato delle dieci vergini risulta in perfetta armonia con i molteplici e pressanti richiami di Gesù a vegliare in attesa del suo ritorno: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese» (Lc 12,35). La parabola, infatti, chiede di aspettare lo “sposo”, Gesù, con la saggezza di prendere tutte le precauzioni necessarie per non mancare l’incontro, e per ritrovarsi davanti alla porta ormai chiusa a gridare: «Signore, signore, aprici!», e alla dura risposta: «In verità io vi dico: non vi conosco».

Un incontro da preparare

L’incontro con lo Sposo che la parabola esorta a non mancare non è uno di quelli passeggeri che li sfiori e poi non te ne ricordi più, ma quello finale che non contempla la possibilità di riprovare, o di trovare un’altra porta; quello grandioso e definitivo, descritto in maniera stupenda e drammatica (michelangiolesca!) da un’altra parabola: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri» (Mt 25,31-32). Cioè il rendiconto, la riconsegna e l’esito della nostra vita.
Di questo incontro non è facile parlare, perché inevitabilmente esso richiama la morte, alla quale vorremmo non pensare nella comprensibile e incancellabile illusione che esorcizzarla possa tenerla lontana. Ma, siccome, purtroppo, è provato e assodato che ignorarla non serve, è meglio guardarla in faccia e impegnarsi a far sì essa non sia la “porta chiusa”, ma l’ingresso alle nozze. Ciò può avvenire se non si dimentica l’olio per le lampade, in modo che, con esse accese, si sia pronti a sentire il grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!». Annuncio che purtroppo non arriva quando e come si vorrebbe, in modo che sia meno duro accettarlo, ma anche quando “sorella morte” è di quelle che fa protestare: “Non si può morire così!”.

La sapienza

L’olio che non deve mancare «nei piccoli vasi» è la sapienza, che il libro sacro descrive in maniera poetica: «è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano». Essa non è l’istruzione, ma la capacità di discernere ciò che fa rimanere accesa la nostra lampada. E non è nemmeno la saggezza che nasce dalla attenzione della realtà o magari dagli anni, semmai questa è un mezzo per raggiungerla. Essa è assaporare il gusto del vero, del buono, del bello che la parola di Dio ci indica e farlo essere un cammino verso l’incontro definitivo. Come dice l’autore sacro, essa si fa trovare da chi la cerca con gli occhi dell’intelligenza umana e l’ascolto della Parola di Dio, ma questi mezzi non basterebbero se sul nostro impegno non scendesse la Sapienza, con la “S” maiuscola, cioè il dono dello Spirito Santo, che invocato con costante fiducia, la fa trovare e vivere, senza il rischio sempre in agguato di assopirsi e addormentarsi.

Con la Sapienza accanto

Nel brano biblico che abbiamo ascoltato c’è un’affermazione bellissima: «Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà [la Sapienza] seduta alla sua porta». Uscire di casa verso la vita di ogni giorno per incontrare persone, fatti, circostanze… con la Sapienza che si alza e ci accompagna fa sì che tutto diventi un andare incontro allo sposo, ed entrare con lui alle nozze.


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