Diamoci del tu

XXXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Prima di ogni qualifica, ruolo, posizione siamo fratelli e sorelle.

«Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio?», chiede il profeta Malachia, dopo aver comunicato un duro intervento di Dio contro i sacerdoti, che non compivano in modo adeguato la custodia del Tempio e il rispetto della Legge, impegnati come erano a farsi una deleteria concorrenza tra di loro: «Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?».
Gesù toglie il punto di domanda alle parole del profeta e afferma deciso: «Non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste». Un detto popolare la traduce in maniera simpaticamente efficace: «Da Dio in giù è tutta pianura». La pianura è l’essere fratelli e sorelle, prima di ogni altra qualifica, ruolo, posizione. Questa verità sembrerebbe incontestabile, perché è una constatazione. Chi non capisce che è così? Invece no: “tutti fratelli e sorelle, ma io qualcosina in più”. E da questo “qualcosina”, che fa presto a ingigantire, parte «l’agire con perfidia l’uno contro l’altro».

Il desiderio a credersi, magari non proprio Dio, ma accanto lui e prima degli altri, è dentro di noi - vedi Adamo ed Eva - ed è difficile da controllare. Quel “più degli altri” per qualsiasi cosa (la bellezza, la ricchezza, l’istruzione, la carriera, il posto di lavoro, fino all’auto, al vestito, alle scarpe…) appaga perché distingue chi può e chi no. Insomma, la pianura non ci piace. Meglio il tentativo di sostituire Dio con l’io, anche se conosciamo tristemente quante e quali tragedie hanno provocato coloro che si sono illusi di avercela fatta.

Il vaccino di Gesù

C’è un vaccino per reagire a questa malattia che inquina la vita di chi si lascia contagiare - producendo scontentezza, insoddisfazione, delusione - delle famiglie (dice niente la tragica sequenza dei femminicidi?), dei luoghi di lavoro, della politica, della Chiesa? C’è. Lo ha indicato Gesù: «Non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo». Ma quant’è fatica accettarlo, anche da chi dovrebbe distribuirlo, cioè i cristiani, che spesso si sono comportati come Gesù rimproverava agli scribi e ai farisei che dicono e non fanno; legano fardelli pesanti e difficili da portare sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente…, si fanno chiamare padre, reverendi, arcipreti, monsignori, eccellenze, eminenze...
Si dirà: “Sono cose marginali!”. Se sono marginali, perché non le si lascia? Anche i filatteri, le frange, i primi posti, i saluti nelle piazze, farsi chiamare “rabbi” erano cose esteriori e marginali, eppure Gesù ci andava giù duro, perché sapeva - come sappiamo anche noi - che le cose esteriori finiscono per diventare atteggiamenti e comportamenti.

Diamoci del tu

Fece molto scalpore anni fa (22 agosto 2013) la telefonata di papa Francesco a uno studente che era riuscito a consegnargli una lettera per esprimergli il desiderio di conoscerlo. Alzata la cornetta il giovane riconobbe la voce del papa che gli dava e chiedeva il tu: «Credi che gli apostoli dessero del Lei a Gesù? O lo chiamassero Sua eccellenza? Erano amici come lo siamo adesso io e te, ed io agli amici sono abituato a dare del Tu». A episodi simpatici come questo, Papa Francesco ha fatto seguito con comportamenti e decisioni molto importanti che hanno spazzato via un sovraccarico impressionante di gesti e abitudini non precisamente rispettosi del Vangelo. Ma c’è ancora tantissimo da “convertire” in modo che in una società gravemente malata di esteriorità, di apparenze, di carrierismo, i cristiani possano dare la testimonianza coerente e limpida che prima e a di là dei ruoli e dei titoli, siamo tutti fratelli perché uno solo è il Padre nostro. Attenzione, però, al pericolo sempre in agguato che anche il darsi del tu diventi un mezzo per distinguersi e per salire almeno un pochino più su.


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