Due re a confronto

Solennità di Cristo Re - Anno B - 2015

La scena è di quelle impossibili da dimenticare. Sono faccia a faccia due re: Pilato, la più alta espressione del potere che si poteva immaginare in quel tempo (Stati Uniti, Russia, e Cina insieme di oggi), e Gesù, solo, senza armi, senza folle, senza niente. Eppure alla domanda di Pilato: "Dunque tu sei re?", la sua risposta è decisa: "Tu lo dici: io sono re".

A questa affermazione il governatore avrebbe dovuto allarmarsi, perché Roma era attentissima a troncare sul nascere ogni pur piccola e ipotetica minaccia. Invece dichiara ai Giudei: "Io non trovo in lui alcuna colpa". Evidentemente quel "regno non di questo mondo" non gli creava nessuna preoccupazione, ma soltanto un po' di simpatica compassione per quel povero illuso. Povero Pilato! Non poteva immaginare che proprio quel re così patetico e incredibile avrebbe minato alla radice il suo apparentemente invincibile impero.

Dalla scena del vangelo passiamo a quella dei nostri giorni. I protagonisti sono sempre gli stessi: il potere di questo mondo (Pilato), e quello non di questo mondo (Gesù). Tocca a noi scegliere in quale credere, e da che parte stare. Le vicende di questi giorni interpellano tutti, noi cristiani per primi, a fare una scelta di campo su come vincere il terrorismo.

"Pilato" dice: guerra, occhio per occhio e dente per dente, tutti a casa loro, muri di filo spinato, frontiere chiuse, porte sbarrate... Oppure, girando la faccia della stessa medaglia: non parliamo più di Natale e Pasqua; via ogni segno che possa irritare i non cristiani, a cominciare dal crocifisso, così ci lasciano in pace. E l'Anno Santo della Misericordia? Da cancellare, perché sarebbe andare in cerca di guai.

"Gesù" dice: prudenza, dialogo, rimozione delle cause, ricerca sincera della pace. E un forte Anno Santo, perché, in questi frangenti, niente è più necessario della misericordia. "Mai le porte della Chiesa sbarrate!", dichiara papa Francesco.

Da che parte stiamo?

Siamo sinceri, non è facile stare con Gesù. Dentro di noi è difficile rintuzzare l'idea che l'unico mezzo per risolvere il problema è una vendetta veloce e tremenda. Oppure, se non abbiamo mezzi e coraggio per compierla, stiamo attenti a non sfidarlo, e a non stuzzicarlo.

Se stiamo con Gesù, dobbiamo accettare il suo "rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno" (Mt 26,52). È difficile, ma oltre alla fede ci deve confortare la constatazione serena e razionale della realtà: tutti i tentativi di fermare la violenza con la violenza hanno soltanto creato problemi più gravi. Vedi l'Iraq, vedi l'Afganistan, vedi la Libia. Non lasciamoci, perciò, intimidire dalla grancassa del potere di Pilato.

Scendiamo, però, ancora di livello, a quello che non coinvolge le convinzioni, ma le scelte quotidiane. Le viviamo con il potere di questo mondo, con Pilato, oppure con quello non di questo mondo, con Gesù? Attenzione! Non possiamo gridare misericordia al mondo, mentre nel nostro piccolo mondo pratichiamo la violenza e la vendetta.


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