La Pasqua « è » i pensieri di Dio

Domenica di Pasqua «Resurrezione del Signore» - Solennità

La festa cristiana è bella, ma nasce dalla croce.

«I miei pensieri non sono i vostri pensieri; le vostre vie non sono le mie vie» dice Dio (Is 55,8). Lo sappiamo, e lo sperimentiamo, ma ce ne dimentichiamo facilmente. La Pasqua ce lo ricorda in maniera clamorosa e indiscutibile con la risurrezione di Gesù, che si è lasciato mettere in croce davanti alla folla, sotto gli occhi dei capi dei sacerdoti e degli scribi che si facevano beffe di lui, invece è risorto davanti a pochi e umanamente poco affidabili testimoni, impauriti, incerti, turbati per averlo lasciato da solo.

Strani i pensieri di Dio

Noi nascondiamo i nostri insuccessi e le nostre sconfitte. Ce li teniamo dentro, oppure li mascheriamo con false sicurezze e stentati sorrisi. Non sopportiamo che gli altri ci scoprano deboli e vulnerabili, mentre i nostri successi, anche piccoli, anche fittizi, li sbandieriamo, li sbattiamo in faccia a chi aveva dubitato di noi. Al posto di Gesù, noi saremmo apparsi, solennemente risorti, nel tempio di Gerusalemme; o nel sinedrio riunito a festeggiare la sua falsa vittoria; oppure nel pretorio, dove Pilato era intento a fregarsi le mani per essersi tolto l’impiccio; o tra la folla che aveva scelto Barabba, passando dall’accoglienza trionfale dell’ingresso in Gerusalemme agli insulti: “Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!”. Invece Gesù, in quella straordinaria e unica alba «del primo giorno della settimana», niente di tutto questo. A Maria di Magdala fa trovare il sepolcro vuoto; Pietro e Giovanni non vedono altro che i teli, che avevano avvolto il suo corpo, vuoti, e il sudario posto in un luogo a parte. In Gesù, nessun sentimento di rivalsa e di rivincita. E nessun rimpianto per aver scelto uomini poco affidabili. Anzi, agli stessi, con l’unico accredito di essere vissuti con lui, affida l’annuncio del suo vangelo, scegliendo come garante proprio Pietro, quello che aveva promesso di morire con lui e poi…

La Pasqua è difficile

La festa di Pasqua è bella e gioiosa. Sa di primavera, di risveglio della natura, di stagione nuova, ma quanto è difficile viverla secondo pensieri di Dio, che ci rivelano il mistero profondo della nostra vita: non siamo fatti per il sepolcro, per il buio, per la scomparsa nel niente, ma per il giardino della risurrezione, per «un primo giorno della settimana» che dura per sempre, da conquistare però attraverso la “croce” del passare sulla terra beneficando e risanando tutti quelli che sono sotto il potere del diavolo.

Lo stile del fare il bene

L’impegno a fare del bene a tutti non può avere uno stile diverso da quello del chicco che dà molto frutto soltanto se accetta di morire nel terreno, annunciato da Gesù e da lui testimoniato drammaticamente nel suo sepolcro, che la mattina di Pasqua produce la risurrezione. Il bene che ci viene chiesto di compiere secondo i pensieri di Dio non cerca “la massa”, grande, vistosa, potente, ma “un po’ di lievito” che la fa fermentare. Secondo i nostri pensieri non dovrebbe essere così, qualche bella soddisfazione vorremmo pure averla, facendolo vedere che siamo tanti, forti… Ma non c’è niente da fare. Quando ci si è provato si è finiti sempre - e si finisce sempre - in flop clamorosi.

I sentieri del fare il bene

Come passare concretamente sulla terra facendo del bene a tutti secondo i pensieri di Dio ce lo dice San Paolo: «Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra». Ma quali sono le cose di lassù? Non quelle nel cielo, dove tutto è bello e per sempre, mentre nella polvere delle nostre strade, tutto è brutto e provvisorio. Non è così, e non può essere così. Gesù è venuto tra noi per portare “quaggiù” le cose di “lassù”, facendocele conoscere con la sua vita. Noi siamo chiamati a viverle portandole “lassù”. Ciò vuol dire: piedi per terra e occhi verso il cielo.


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