Noi "crediamo" la Chiesa

XXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Accettare la Chiesa fondata su Pietro è una scelta di fede.

«O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?», scrive San Paolo ai cristiani di Roma, dopo aver tentato di spiegare il mistero del popolo eletto, che dopo secoli di attesa non aveva riconosciuto il Messia. «Chi mai conosce il pensiero del Signore?». Con questo interrogativo ci si deve confrontare sempre quando si pensa o si parla dell’agire di Dio, disponibili a fare come Giobbe, che dopo aver cercato di contestare il comportamento di Dio, riconosce la sua piccolezza e si arrende: «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò» (Gb 42,1-2; 40,4).
Questa confessione di umiltà è necessaria anche quando si parla della Chiesa - argomento molto presente nei media e nei social - forse l’opera del Signore più difficile da accettare per il nostro modo di ragionare e di agire, tanto che vorrebbe da dire a Gesù: “Al posto tuo, l’avremmo fatta molto migliore, così avremmo evitato i rifiuti, nonché i soliti distinguo: «Dio sì, la Chiesa no»; «Gesù sì, i preti no»; «quello sì, ma gli altri no»”, più che mai frequenti oggi con papa Francesco, il cristiano “questo sì!”, che attira la simpatia e la stima anche di chi non crede, forse più che da frange di credenti.
Possiamo, allora, avere l’ardire e la presunzione di affermare che l’origine della difficoltà di accettare la Chiesa nasce proprio da Gesù? In un certo senso sì.

La sorprendete scelta di Gesù

A Cesarea di Filippo, piccolo centro nei pressi delle sorgenti del Giordano, Gesù, dopo aver chiesto ai Dodici il parere della gente sulla sua persona, domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?». Alla risposta ispirata di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», Gesù dichiara: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa».
Le nostre difficoltà scaturiscono dalla scelta di Gesù: Pietro. Egli, che lo conosceva bene come uomo dai grandi slanci, ma di altrettante debolezze, avrebbe dovuto scegliere un altro discepolo dalla fede meno generosa ma più stabile? Invece con Pietro a fondamento della sua Chiesa siamo in un mare di difficoltà, perché questa Chiesa deve essere necessariamente come il suo fondamento: generosa e debole; capace di grandi slanci e di altrettante cadute; facile alle promesse solenni e alle clamorose smentite e perfino a penosi rinnegamenti... Caratteristiche che inducono o al rifiuto della Chiesa, o a una adesione superficiale, o a un assillante esercizio di critica nei confronti del papa, dei vescovi, dei preti, dei religiosi, dei cristiani laici, nei quali non sono assenti scandali, peccati, controtestimonianze, ipocrisie, fede parlata ma non praticata, pratiche abitudinarie incapaci di incidere sulla vita e sulla storia.
Oh come sarebbe stata bella una chiesa tutta spirituale, sempre coerente, limpida nelle scelte e nella testimonianza! Invece…

La Chiesa è questa

La Chiesa che Gesù ha edificato su Pietro è questa. Al di fuori di essa non ce n’è un’altra, garantita contro le potenze degli inferi. Ci si è provato tantissime volte a costruirne, ma o sono durate poco, oppure sono diventate qualcos’altro. Quando non accettiamo questa Chiesa, che concretamente significa “questo” papa, “questi” vescovi; “questi” preti; “questi” cristiani laici, perché non è perfetta, non pensiamo secondo Dio, ma secondo la carne e il sangue.

Come si può accettare una Chiesa così? Soltanto per fede. Non sempre siamo consapevoli che quando professiamo: “Credo in un solo Dio Padre onnipotente e creatore”; “in un solo Signore Gesù Cristo”, “nello Spirito Santo”, affermiamo anche: «Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica». La difficoltà del credere è la stessa, perché comporta la stessa rinuncia al nostro modo di ragionare. Questo non significa, però, accettare la Chiesa passivamente. Al contrario, impegna a essere Chiesa in modo consapevole, attivo, critico, per contribuire a farla essere il più possibile come la “pietra” sulla quale Gesù l’ha fondata.


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