Noi, chiamati alla festa

Pasqua 2024

Nel libro “Dio attraversa la città” possiamo trovare pensieri e intuizioni di don Tonino Bello che, a partire dalla Parola, riescono a far ardere il cuore, ravvivare il desiderio e far danzare di gioia, anche solo interiormente, chi li legge. Quale tempo migliore dunque di quello pasquale per danzare di gioia?

Nel libro sono raccolti due discorsi che il vescovo di Molfetta ha tenuto, durante un suo viaggio in Etiopia, a un gruppo di consacrate missionarie. Donne, quindi, consacrate, e missionarie. Il primo è sulla figura di Zaccheo, ma è sul secondo che ci soffermiamo, dove don Tonino esamina il brano evangelico che parla di Gesù e Maria alle nozze di Cana (Gv 2,1-11).
La figura di Maria emerge in tutta la sua concretezza, forza e umanità. Donna che sorveglia la “transizione”, il cambiamento, che non ha paura di chiedere, e quindi ottiene dal Figlio, un anticipo della sua “ora”. Ora che anni dopo la vedrà di nuovo protagonista sotto la croce, e ancora foriera di vino nuovo e lieti annunci nonostante l’ora dell’apparente desolazione e abbondono.

Scrive don Tonino Bello:

«Sapete che cosa questo significhi? È la capacità di uscire da certi moduli antichi, da certi schemi, è la capacità di adattarsi al nuovo, di non essere così ripetitivi. La capacità, cioè, di intuire i bisogni emergenti, i bisogni nuovi dell’umanità.
La mancanza di vino è un bisogno emergente e la Madonna lo percepisce. Più che essere le notaie che svolgono, appunto, funzioni notarili delle sofferenze del popolo, dovreste essere le anticipatrici della soluzione dei problemi della gente. Portatrici di novità. Chi vi vede deve intuire che non siete l’immagine di un passato, ma che siete l’immagine di un futuro!».

Che immagine meravigliosa e che bell’augurio per tutti noi cristiani, donne e uomini, consacrati e non. Essere anticipatori e anticipatrici dei bisogni di chi ci vive accanto, persone risolutive ed empatiche che non voltano le spalle alle sorelle o ai fratelli, ma vedono, accolgono e risolvono come possono, magari coinvolgendo ed entusiasmando anche altri…
Nessuno si era accorto che era finito il vino alle nozze di Cana, ma Maria sì, e la festa non si interrompe. Tutti abbandonano il Maestro e disperano nell’ora della croce e della desolazione, ma non la Madre, e l’alba della Risurrezione arriva.

La festa è l’intima vocazione dell’uomo e della donna, la risurrezione, il per sempre… ma serve un cuore attento, per vedere la festa anche dove apparentemente non c’è e, per “vedere”, abbiamo bisogno di Maria.

Augurandoci vicendevolmente una Pasqua di “festa”, nel senso più pieno del termine, ci facciamo dono della bellissima preghiera di don Tonino Bello che conclude il libro:

Chiedete […] l’aiuto di Maria
perché possiate danzare,
come lei ha danzato, perché in quelle tre ore
la donna dell’eclisse totale
forse ha proprio danzato!
Come hai danzato attorno
alla croce di tuo figlio!
Fa’ che noi possiamo essere
capaci di attendere
Colui che verrà finalmente
a togliere dal nostro corpo il sacco,
l’abito di lutto, e ci metterà l’abito della festa
perché la festa è l’ultima vocazione dell’uomo.
Noi siamo chiamati alla festa:
venite alla festa!
Ecco: io vi auguro che possiate intuire
il ruolo di Maria a Cana
e intuire il ruolo di Maria sotto la croce.
E come Maria a Cana
ha sorvegliato il trapasso, il cambio,
il passaggio esodico
dalla Vecchia alla Nuova Alleanza,
e adesso è qui, Maria, sotto la croce,
donna che danza,
donna che conosce la danza,
donna che conosce la gioia,
donna che anticipa, fa svegliare l’aurora,
sentinella del mattino che sveglia l’aurora,
anche voi dovete svegliare l’aurora,
sorveglianti del cambio,
anticipatrici della festa,
gente che guarda l’orologio
per dire che della notte resta poco
e lo dice alla gente:
«Resta poco, resta poco,
ormai son passate le tre ore!».

Buona Pasqua!


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