Dalla croce la pace

Via crucis in Terra Santa

Una Via crucis per conoscere e pregare per le fatiche, ma anche per le speranze, di un popolo che percorre le strade che Gesù stesso ha calpestato durante la sua passione.

La Via crucis da sempre accompagna la preghiera cristiana in Quaresima (ma non solo). Via crucis in Terra Santa. Dalla croce la pace di Betta Tusset e Nandino Capovilla propone di meditare sulla croce come veicolo di pace, specialmente in Terra Santa. Ognuna delle quattordici stazioni è scandita da tre parole chiave: annuncio, denuncia e rinuncia. Protagoniste sono le persone che popolano la Terra Santa, da decenni terra di passione vivente in cui tanti soffrono inascoltati per le ingiustizie e le violenze.

Vi proponiamo la seconda stazione.

SECONDA STAZIONE
Gesù è condannato dalle autorità religiose

Invocazione

Lett. Signore, tu hai posto sopra ogni legge la legge dell’amore verso ogni vivente. Infondi a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà l’audacia della franchezza di fronte all’ingiustizia. Dona alla tua Chiesa il coraggio di porsi a fianco dei sopraffatti dalla croce.
Tutti. Donaci il coraggio di obbedire in piedi.

La Parola

Dal Vangelo secondo Giovanni (18,19-23)
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».

L'annuncio
Sciogliere le catene inique

Un processo celebrato di notte è illegale. Ma le autorità religiose hanno già preparato e deciso tutto. La condanna di un giusto è stata decisa prima del processo. E spesso profeti e testimoni scomodi vengono condannati proprio da coloro che dovrebbero difendere la verità. Gesù, come tutti gli agnelli innocenti di ogni latitudine, rinuncia puntualmente alla violenza, affrontando con la forza della mitezza la sua condanna.
Tace Gesù. Non aprono bocca i testimoni che invece dovrebbero gridare la superiorità della verità sul sopruso.
Poi, in un’efficacissima battuta, Gesù fa scuola ai suoi e scrive il capitolo decisivo del manuale del nonviolento. Sconcertante affermazione del debole sull’arroganza armata del forte: il maestro delle beatitudini getta un ponte di dialogo apparentemente impossibile tra vittima e carnefice.
Da quel giorno diranno questa o simili frasi i giusti da eliminare; e poi mani alzate, corpi distesi, fantasiose provocazioni di tecniche nonviolente, ancora tutte da valorizzare nei conflitti che insanguinano il pianeta.

La denuncia
Silenzi complici

«Se Dio è giustizia e noi ci riteniamo cristiani, non possiamo restare indifferenti a tutta la violenza che vediamo inflitta al popolo palestinese. Dobbiamo pregare, e insieme dobbiamo gridare, gridare forte in loro nome!». Lo scandisce Rosanna, una pellegrina di Terra Santa che, dopo aver percorso in lungo e in largo il calvario dei checkpoint e delle strade bloccate, ha deciso che tacere è impossibile.
Da quando il muro soffoca la città di Betlemme, le suore recitano il Rosario lungo questa barriera di cemento alta nove metri, con la stessa fede di chi attendeva che crollassero le mura di Gerico. Un pullman di pellegrini sosta brevemente davanti al soldato al checkpoint. Dall’interno, un uomo guarda sbigottito e forse si domanda che cosa stanno facendo queste indomite sorelle. Poi spalanca le braccia sconsolato al loro invito mimato a scendere. Non ne ha colpa, se non le segue. Il suo tour tutto compreso non includeva la sosta della condivisione, la preghiera per gli oppressi locali.

La rinuncia
La via crucis del primo marzo

«In corteo non si va da soli», diceva don Tonino Bello. È tempo che ognuno di noi compia un passo verso la croce degli altri, non certo per sentire più leggero il proprio fardello di smarrimento, dolore e fatica, ma per rendere condivisa la sofferenza.
E sarà più lieve l’andare, come lievi sembrano i passi dei palestinesi che partecipano alla Via crucis betlemita, voluta dal «piccolo gregge» di Terra Santa per ricordare che la croce del muro, la croce dell’ennesima ingiustizia subita, è iniziata alcuni anni fa, proprio il primo marzo, quando i primi blocchi di cemento sono stati innalzati a Betlemme.
Lungo queste strade deserte si continua a pregare e a invocare il Dio della pace con quella «buona ostinazione» che fa bagnare di lacrime i volti delle suore di Betlemme, che per prime in questa giornata hanno creduto. E che riscattano così, almeno un poco, questa nostra Chiesa silente.

Preghiera

Rit. Scuotici dal nostro torpore complice.
 - Tu che hai accettato di essere legato mentre dicevi la verità, tu che hai lasciato che fermassero il tuo andare di uomo libero, per somma coerenza d’amore… Rit.
- Tu che hai parlato al mondo apertamente, che ci hai insegnato ha dire sì, sì e no, no di fronte ai tentennamenti del nostro agire… Rit.
- Tu che ti sei lasciato schiaffeggiare non certo per codardia, ma per rimanere al tuo posto in corteo, a fianco di tutti gli oppressi di ieri e di oggi… Rit.


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