Charles de Foucald

Fratello incompiuto e santo

Chi cerca in rete informazioni su Charles de Foucauld la prima definizione che incontra di lui è: "esploratore", ed è proprio questa definizione che l’Autrice, Margarita Saldaña Mostajo, ha scelto come tracciato portante di questa che possiamo definire biografia.

In realtà non lo è, almeno non secondo gli schemi classici di una biografia. È piuttosto una sorta di mappa che orienta lettrici e lettori e, attraverso le abbondanti e puntuali citazioni dei suoi molti scritti, li guida ad una conoscenza ravvicinata di Charles de Foucauld, personalità poliedrica e instancabile ricercatore di Dio che sarà proclamato santo il 15 maggio prossimo.
È la stessa Autrice a presentare la sua opera così: «Queste pagine sono un tentativo di addentrarsi nella storia di un uomo che aspirò a essere un fratello universale, che indirizzò tutta la sua esistenza verso l’orizzonte della fraternità e che allo stesso tempo sperimentò determinati limiti e ombre che gli impedirono di essere e sentirsi pienamente fratello di tutti. Senza alcun dubbio, Charles de Foucauld fu un vero fratello, un «fratello incompiuto» che desiderava essere «fratello universale», un fratello la cui santità allude meno all’obiettivo raggiunto che all’umiltà di un cammino ricominciato molte volte».

Nato nel 1858 in una famiglia nobile, rimase orfano di entrambi i genitori all’età di 5 anni e con la sorella visse presso i nonni in un ambiente ricco di amore che gli farà scrivere molti anni dopo «nel mio passato non trovo altro che bontà e ragioni di gratitudine». Fu avviato giovanissimo verso la carriera militare e iscritto presso la principale accademia militare francese di Saint-Cyr e fu proprio in questa veste che partecipò alle spedizioni in Algeria che accesero in lui la passione per l’esplorazione. Una passione che lo spinse a dare le dimissioni dall’esercito per dedicarsi a viaggi dei quali scriveva resoconti precisi e dettagliati – alcuni pubblicati e altri no – che documentano non solo la sua passione per i viaggi, ma anche quella per la cultura delle popolazioni che incontrava.

Attraverserà un periodo di grande confusione interiore che lo allontanerà dalla fede, ma non dal desiderio di conoscere, di cercare e di ascoltare in profondità la sua anima. Così scriverà di quel periodo: «Provai una necessità profonda di raccoglimento. Nell’intimo della mia anima mi domandavo se la verità potesse essere veramente conosciuta dagli uomini. Feci allora questa strana preghiera: chiesi a Dio, nel quale ancora non credevo, di far sì che lo conoscessi, se davvero esisteva».
Ecco, la prima esplorazione di Charles de Foucauld riguarda il senso della vita, che egli cerca dentro i luoghi, anche bui, della sua anima. Ascolta i suoi desideri più profondi, accettando di essere sospinto verso territori imprevisti e soprattutto inattesi che lo spingeranno sempre oltre quello che riteneva acquisito e permanente. Sceglierà la vita monastica della trappa che gli basterà solo per pochi anni e poi sentirà l’urgenza di una ancora maggiore identificazione con i poveri che vivono senza alcuna sicurezza e protezione. Così scriveva il 22 settembre 1893: «Non ci sarebbe modo di formare una piccola congregazione per portare avanti questa vita, per vivere unicamente del lavoro delle nostre mani come faceva nostro Signore, che non viveva di elemosine né di offerte né del lavoro di operai forestieri che egli si accontentasse di dirigere?».
Sogna a lungo di realizzare questo progetto per il quale scriverà anche una Regola, ma questo progetto non sarà mai realizzato. Andrà a vivere in Palestina per sentirsi più in sintonia con il Vangelo. Il suo carattere molto determinato lo porterà ad esplorare orizzonti nuovi, a lasciarsi modellare da una tensione sempre più profonda, che lo spinge a cercare l’anonimato, il servizio umile, il silenzio e la vita di contemplazione.
Anche questo suo desiderio si scontrerà con i bisogni dei poveri, di persone che chiedono aiuto materiale e spirituale e la spinta missionaria si tradurrà in accoglienza e testimonianza di quell’amore che è la strada privilegiata per annunciare il Vangelo.
L’incontro con il popolo nomade dei Tuareg che abitano il deserto del Sahara lo spinge allo studio della lingua tamasheq. Il suo contributo alla conoscenza della cultura orale di queste popolazioni è di grande interesse; trascrive poesie e canti di queste popolazioni, traduce i Vangeli e si impegna per redigere un dizionario tamasheq – francese, convinto che solo in questo modo si potrà favorire il dialogo e la reciproca conoscenza.

Una vita segnata da una coraggiosa ricerca di imitazione del suo Signore, dominata dal continuo discernimento e dalla provvisorietà. Nell’ottobre del 1905 scrive: «Una cosa sola è necessaria: fare la volontà di Gesù… Mi lascio guidare dalle circostanze cercando di fare meglio che posso».
Il titolo di questo libro disegna in modo nitido il ritratto di questo cercatore di Dio. Fratello incompiuto e santo, perché l’incompiutezza è la garanzia più sicura della santità. Siamo abituati a credere che la santità sia sinonimo di perfezione compiuta, di traguardi raggiunti in modo definitivo, ma non è così. Questo “fratello universale” si porta dietro la sua formazione, la cultura del suo tempo, l‘educazione militare, il suo carattere cocciuto e intransigente che segneranno la sua vita. Faranno di lui un fratello incompiuto e santo al cui ideale si ispirano fratelli e sorelle che ha desiderato incontrare per tutta la sua vita senza realizzare questo sogno: le Piccole Sorelle e i Piccoli Fratelli di Gesù.

Leggi un estratto del libro

GUARDA su YouTube l'intervista all'autrice Margarita Saldaña Mostajo.


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