L’identità non è uno status definito da categorie sociali, culturali, linguistiche in cui la persona si può identificare. È molto di più e ha a che fare non solo con l’esperienza personale, ma con l’ascolto di esperienze altre e diverse in cui specchiarsi per superare schemi mentali chiusi e ri-comprendersi.

«Non parlo dell’identità come se parlassi di un oggetto. Mi inserisco in questo tema attraverso il sentire, perché l’identità si plasma nel sentire quotidiano».

Con un linguaggio che riesce sempre a sorprendere, perché mai scontato, Antonietta Potente, teologa, docente e scrittrice, attinge alla sua esperienza di incontri con la sapienza di popoli e culture diverse e al suo profondo ascolto della realtà che la circonda per indicare percorsi interiori che diventano sempre più necessari e urgenti per una riflessione sull’identità non predefinita da schemi rigidi. Le discipline e gli strumenti culturali a cui possiamo attingere, infatti, sono inadeguati a percepire il Mistero e spesso ci rimandano a noi stessi, mentre è l’uscire da sé che ci permette di camminare verso la nostra identità più profonda che ci si rivela per tappe successive, appunto come le tappe di un viaggio. O, se preferiamo, si rivela per incontri con donne e uomini portatori di esperienze e pensieri altri da ciò che già conosciamo.