La sesta Esortazione apostolica del Papa arriva - non a caso - il 4 ottobre, giorno di San Francesco, in cui peraltro si conclude come ogni anno il Tempo del Creato.

Bergoglio ne ha annunciato il titolo lo scorso 21 settembre, durante un’udienza in cui ha ribadito la drammatica attualità di quelli che sono i temi a lui particolarmente cari: le migrazioni, il cambiamento climatico, la cultura dello scarto. Questioni che erano state affrontate in modo chiaro e netto nel 2015, con l’enciclica Laudato si’ e che ora riemergono nella nuova Esortazione, con un senso di ancor maggiore urgenza.

Scrive il Papa all’inizio dell’Esortazione: «Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’, quando ho voluto condividere con tutti voi, sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente, le mie accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune. Ma, con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura».

Lo sguardo di papa Francesco è alla situazione drammatica (nei paragrafi 1. La crisi climatica globale – 2. Il crescente paradigma tecnocratico - 3. La debolezza della politica internazionale) e agli sforzi fatti e da fare (paragrafi 4. Le Conferenze sul clima: progressi e fallimenti - 5. Cosa ci si aspetta dalla COP28 di Dubai?). Con una conclusione che è il paradigma, il presupposto, la chiave per uno sforzo realmente efficace. E, cioè, la motivazione spirituale: «Ai fedeli cattolici non voglio tralasciare di rammentare le motivazioni che scaturiscono dalla loro fede. Incoraggio i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso, perché sappiamo che la fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato».

L’uscita dell’Esortazione è stata accompagnata da una lettura pubblica della stessa, in diverse librerie italiane, tra cui la Libreria Paoline di Palermo (Corso Vittorio Emanuele, 456).