8 aprile: la Giornata del popolo Rom

Si celebra ogni anno in tutto il mondo questo importante appuntamento, nato per celebrare la cultura di rom, sinti e camminanti e superare pregiudizi, stereotipi, discriminazioni nei loro confronti.

La Giornata è stata istituita in ricordo del primo Congresso Mondiale dei Rom, avvenuto nell’aprile del 1971 in Inghilterra. Quell’incontro fu il frutto di un lungo processo di autodefinizione, nato all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e dello sterminio di mezzo milione di rom e sinti ad opera della Germania nazista.

L’effetto più importante del Congresso del 1971 fu appunto l’autodefinizione di questo variegato e martoriato popolo. Il termine “zingaro”, con cui ancora oggi spesso ci si rivolge in modo sprezzante a chi ne fa parte, venne sostituito da “rom”, ossia uomo. I rom sono un popolo, con una bandiera, una lingua e un inno. Dodici milioni di persone, in Europa, ne fanno parte.

Il “Romano dives”, ossia il Giorno dei Rom, serve proprio per promuovere una cultura e una storia che per molti è sconosciuta. E, soprattutto, per superare pregiudizi e superficialità. Che i rom vengano considerati con disprezzo o con melenso buonismo, infatti, poco cambia. Perché entrambi gli atteggiamenti sono poco rispettosi, seppur con effetti opposti, verso la ricchezza della cultura e la dignità del popolo rom.

Interessante anche come strumento da proporre ai nostri ragazzi per avvicinarsi a questo popolo senza pregiudizi è il bellissimo libro Mi chiamo Nako, scritto da Guia Risari e illustrato da Paolo D’Altan. Un piccolo capolavoro dell'arte letteraria e figurativa dal testo poetico, graffiante e delicato insieme. Nako è un bambino rom. Quello che racconta mette in luce i sogni e le sofferenze di chi sperimenta ogni giorno le distanze e l'esclusione, ma al contempo apre il sipario su antiche tradizioni, lingue e speranze. Per chi crede nella vita autentica e nel valore delle differenze, il libro è un'avventura sociale e culturale da vivere.


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