Il sogno di Isaia di una pace universale

Padri e Madri nella Speranza - 5

Il profeta Isaia vive un periodo storico moralmente disastroso, senza vie di uscita. In questa situazione riceve un messaggio e una visione straordinaria. Il messaggio interpreta la visione che si fa parola da comunicare: i popoli, anche quelli stranieri, lasceranno le loro divinità e compiranno un pellegrinaggio verso il monte del tempio del Signore, per ascoltare la sua parola e viverla. La minaccia di Dio, rivolta al popolo infedele che apre il libro, non vuole la sciagura, ma invita alla conversione, che è la via per quella pace universale che Isaia vede già “nella speranza”.

I popoli salgano al monte del Signore

Il profeta, come se sognasse, “vede” la fine dei tempi e la raffigura con immagini poetiche suggestive. In quel giorno - narra - le alture dedicate alle divinità pagane scompariranno. Resterà soltanto Sion, il monte del Signore, che si eleverà sopra tutti i monti e tutti i colli e diverrà il punto più alto della terra. I popoli vi saliranno perché hanno compreso che la salvezza può attendersi solo da Sion. Il loro cammino è un pellegrinaggio gioioso verso una meta nuova, benché richieda l’abbandono delle proprie certezze e della propria terra. I termini ebraici che lo descrivono, oltre che ‘salire’, significano anche ‘affluire’ o ‘fluire’, richiamando lo scorrere gioioso dell’acqua dei torrenti verso il fiume. La salita verso il monte del Signore procura, infatti, gioia.

I popoli stranieri salgano o "fluiscono" al monte del Signore, non per compiere un culto formale, come offrire sacrifici e incensi che il Signore, nel primo capitolo del libro di Isaia, dichiara di aver rigettato dal suo popolo, ma salgono «perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri» (Is 2,3). Riconoscono che Dio è il maestro unico che indica la via della vita. All’ascesa dei popoli verso Gerusalemme corrisponde la discesa della parola del Signore e della sua legge (Torah) che escono da Sion per raggiungere le nazioni. La Torah riflette la luce divina che è per tutti e comunica un fascino unico: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore». La Torah, in quanto insegnamento di Dio, accolta e vissuta realizza un nuovo ordine mondiale. I popoli impareranno a lasciare il male e a seguire la via del bene e non costruiranno più strumenti di guerra, ma costruiranno strumenti di pace: spade e lance cesseranno di essere strumenti di morte e diventeranno aratri e falci per dare lavoro a tutti.
Gerusalemme non sarà più terra di empietà ma di speranza per tutti.
Il sogno di Isaia resiste, anche dopo la sua morte, nelle parole del suo discepolo: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te… Cammineranno le genti alla tua luce, i re al sorgere del tuo splendore» (Is 60, 1.3. 19).

Questo sogno si realizzerà «alla fine dei giorni», cioè in un tempo che nessuno può determinare, ma potrebbe accadere presto, se è nel piano di Dio. Nel frattempo tutti dovranno compiere gesti di pace, camminando insieme al diverso e allo straniero verso lo stesso Dio.
La pace che il profeta Isaia ‘sogna’ e spera si realizzerà quando le astuzie e i calcoli umani egoistici scompariranno dai cuori e nessuno nell’altro vedrà un rivale da abbattere o un nemico da cui difendersi, bensì un fratello da amare. Il sogno/speranza di Isaia intravede che le armi saranno bruciate perché Dio intronizzerà un re giusto, portatore di pace. Egli sarà il Principe della pace e la sua pace non avrà fine. Per i cristiani il sogno di Isaia si realizza in Gesù, come gli angeli cantano a Betlemme, annunciando la sua nascita (Lc 2,14).
Con la sua morte e risurrezione, Gesù è divenuto, realmente, la nostra pace:

«Egli infatti è la nostra pace.
colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne» (Ef 2,14).

Il monte alto che Gesù indica per trovare la pace è proprio lui e colui che lo raggiunge riceve il suo “programma di vita”, sintetizzato nelle beatitudini, che sono la via sicura per la pace.

Alcuni testi di Isaia che descrivono il suo sogno / speranza di pace: Is 2,1-5; 9,1-6; 11,1-9; 60, 1-4.


Preghiamo
Signore, Dio, Padre nostro,
che desideri e sogni la nostra felicità
fa’ che impariamo la via che ad essa conduce.
È la tua parola, viva ed efficace
che si è fatta persona in Gesù nostro Signore.
Facci comprendere che
la pace non è assenza di guerra,
ma armonia con te, con gli altri,
con noi stessi, con il creato.
Fa’ che camminando nella speranza,
poniamo continui gesti di pace,
certi della parola di Gesù:
«Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio». 


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